Abbiamo incontrato Jean-Pierre Améris (Emotivi Anonimi), regista di “Marie Heurtin – dal buio alla luce“, racconto di formazione di una ragazza diffidente, sordo-cieca, che grazie all’aiuto di una suora trova il suo posto nel mondo. Il film sarà nelle sale dal 3 Marzo 2016 distribuito da Mediterranea Productions.
Quali sono state le maggior difficoltà di girare un film con una ragazza realmente non udente?
Ho avuto molte difficoltà a trovare attrici di questo tipo, una ragazza presentava le caratteristiche, ma non voleva fare il film. Ho pensato fosse più facile trovare a questo punto una ragazza sorda che conoscesse già il linguaggio dei segni. Prima di sceglierla ho incontrato duecento attrici e alla fine ho scelto Ariana. Non è stato un problema lavorare con delle ragazze sorde, questo è il messaggio del film: l’handicap non è una difficoltà. La difficoltà sarebbe stato trovare una giovane attrice non così capace.
Ho letto che lei inizialmente voleva raccontare un’altra storia, in parte più famosa al meno in Italia grazie al film: “Anna dei Miracoli”. Cosa le ha fatto cambiare idea?
La mia passione fin dall’adolescenza è sempre stata Helen Keller che ha vissuto una storia simile. A quindici anni ho scoperto “Anna dei Miracoli“, che racconta la storia di questa ragazza che diventa sorda e cieca, salvata dalla sua governante che le ha insegnato la lingua dei segni con il palmo della mano. Gli americani fanno in continuazione film per la televisione sul personaggio di Helen, i diritti erano impossibili da ottenere allora ho iniziato ad informarmi di più su questo tema, finché non ho scoperto che nella stessa epoca della Keller era avvenuta una storia analoga di cui nessuno aveva parlato. Per due anni ho fatto ricerche, partendo dal diario della religiosa, poi continuate sui testi di Marie Heurtin stessa. Quasi nulla è inventato, nel film raccontiamo la sua vera storia.
Come mai ha scelto Isabelle Carrè, come ha lavorato con lei? La performance di Anne Brancoft è stato un riferimento?
Ho girato tre film con lei, è un’attrice che mi ispira molto. Non c’è nessuna somiglianza fisica tra lei e la suora che interpreta se guardiamo le foto però Isabelle ha una forte propensione nel comunicare con gli altri. Sei mesi prima di girare il film ha preso delle lezioni per imparare il linguaggio dei sordo-muti. Per lei è stata un’occasione di trovare un metodo comunicativo nuovo che non usa solo la voce ma anche il movimento. Per due mesi lei e Ariana hanno ripetuto tutti i giorni le scene, soprattutto quelle di lotta fisica, instaurando un tipo di rapporto molto carnale.
Il film sarà distribuito in modo da poter essere accessibile anche ai sordo-ciechi?
Si, per la distribuzione abbiamo lavorato proprio per poter coinvolgere un pubblico del genere, abbiamo realizzato un trailer con il linguaggio dei segni che è online, organizzato delle traduzioni in sala e anche una app. Quello che ci ha molto stimolato a seguire questo film è stato la partecipazione di un’attrice sorda, che possa far capire alle persone che ci sono possibilità anche per loro. Aspettiamo ora film nei quali non si parli della tematica ma si lavori con persone sorde e cieche.