Tratto dal romanzo “Ognuno muore solo” di Hans Fallada – secondo Primo Levi il più grande romanzo sulla resistenza al nazismo – “Lettere da Berlino” porta sullo schermo l’orrore della guerra. Diretto da Vincent Perez, vede protagonisti Emma Thompson, Daniel Brühl e Brendan Gleeson, in una lotta silenziosa contro la figura onnipresente di Hitler.
Otto e Anna Quangel sono appena venuti a conoscenza della morte del figlio in un’altra sanguinosa battaglia che avrebbe dovuto portare la Germania alla supremazia. Stufi delle bugie che vengono raccontate e delle atrocità alle quali le famiglie distrutte sono costrette ad assistere, decidono insieme di cominciare una campagna contro il Führer, diffondendo cartoline in giro per la città. Nell’assoluta segretezza cominciano a distribuire quindi questi volantini nei quali si autoproclamano “stampa libera” e portano alla luce i tremendi atti di crudeltà di Hitler. Assoldato l’ispettore della Gestapo Escherich comincerà una serrata indagine che lo porterà sempre più vicino a quello che ormai è stato ribattezzato “l’Uomo Ombra”.
“Lettere da Berlino” è una storia di immenso coraggio, una storia di disperazione e ribellione, della quale il regista non coglie l’intensità. Sebbene la storia trattata conservi una notevole carica morale, “Lettere da Berlino” e risulta un po’ timido nella sua realizzazione. Le emozioni non sono mai forti, non si entra mai nel vivo della narrazione ma si rimane in un limbo che solitamente caratterizza solo le prime. Il ritmo non riesce mai ad ingranare né a creare momenti di tensione, stratificandosi all’infinito.
I protagonisti di “Lettere da Berlino” offrono interpretazioni molto diverse tra loro: Brendan Gleeson è burbero, sfuggente e quasi meccanico nel suo ritratto di Otto Quangel. La sua figura è puramente fisica, essendo le sue emozioni spesso celate dietro un velo monocorde di tristezza e rabbia. Al contrario Emma Thompson è perfetta, Anna viene portata sullo schermo come un personaggio complesso, coraggiosa, ma allo stesso tempo fragile e sensibile. L’ispettore interpretato da Daniel Brühl è forse il più ambiguo dei protagonisti ma lo scarso tempo dedicatogli lo rende sbrigativo e quasi piatto: un peccato per una figura potenzialmente più interessante delle altre.
Il regista Vincent Perez avrebbe potuto mettere più pathos, provare a coinvolgere di più lo spettatore in una storia che comunque basta a rendere “Lettere da Berlino” un ottimo prodotto. Come testimonianza storica è sicuramente importante, poiché porta alla luce dei risvolti poco noti sulla guerra, delle storie di persone, non di paesi, che disperate tentano una ribellione titanica. Le scene vuote e silenziose rendono bene un’atmosfera tetra e tesa, portando sullo schermo il terrore dei protagonisti. “Lettere da Berlino” è un silenzioso e timido adattamento cinematografico che avrebbe sicuramente potuto essere più interessante.
Commento Finale - 65%
65%
Il film sembra non sbocciare mai completamente, rimanendo troppo silenzioso e contenuto e non esprimendo a pieni il potenziale di una storia così coinvolgente e storicamente importante. Le interpretazioni degli attori e il materiale dal quale è tratta la pellicola bastano comunque a renderla un prodotto sufficiente, che può appassionare come annoiare. Le atmosfere sono ben dipinte e il minimalismo nella sceneggiatura rende bene la tensione della quale si nutre la storia.