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La Corte – Abbiamo incontrato l’attore francese Fabrice Luchini

E’ un esuberante Fabrice Luchini, quello che si presenta a Roma, alla Casa del Cinema, per presentare ai giornalisti italiani il suo ultimo film, La Corte – che gli ha valso la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2015 – in uscita nelle sale italiane Giovedì 17 Marzo 2016, distribuito da Academy Two. 

“La Francia è un paese che ancora garantisce le istituzioni, il paese non sta andando molto bene, però ho avuto il modo di apprezzare che certe istituzioni continuano ad essere garantite quando sono andato ad assistere ad un processo per studiare il personaggio che avrei interpretato, quando ho visto l’imputato, un uomo accusato di aver strangolato il proprio amante, ho detto subito è sicuramente colpevole. Meno male che la giustizia non si muove in base al mio modo di percepire le cose perché di fatto quest’uomo, durante la settimana,  ha avuto modo di difendersi. Quindi, magari in Francia le cose non stiano andando molto bene, è stato garantito il diritto alla difesa.”  L’apparenza, l’istinto di ciò che subito capiamo e di ciò che invece scopriamo successivamente è uno dei grandi temi del film: “Avete sperimentato anche voi in Italia con Berlusconi ciò che vuol dire Populismo e Qualunquismo, la riduzione del dibattito e del confronto ai minimi termini. La gente è stufa e vuole risposte semplici, queste sono le argomentazioni usate spesso dagli estremisti in Francia in particolar modo dalla destra. L’imputato risultava colpevole a tutti prima di difendersi solo perché era rumeno e tanta gente lo aveva dichiarato colpevole giudicandolo solo per la sua nazionalità, mentre lui ha avuto una settimana di tempo per difendersi. Fino a 20, 30 anni fa la controparte, un potere in grado di contrastare questo giudizio popolare era rappresentato dalla Sinistra, dagli intellettuali e dai pensatori, ora questa Sinistra non c’è più ed è rimasta solo la Destra populista.”

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Nel film quello che appare chiaro è la caduta delle apparenze e lo svelamento di se stessi attraverso l’entrata in scena come dal camerino ad un palcoscenico. Sulle similitudini tra la scena giuridica e la scena cinematografica l’attore spiega“Si, ci sono delle somiglianze. Credo che la parte più riuscita del film sia proprio quella di dipingere questo giudice in privato come un uomo assolutamente mediocre che conduce una vita triste, vive in un albergo dove mangia la sua mela e si porta appresso la sua valigia con i suoi documenti, ma quando veste la toga riesce a riacquistare tutta la sua grandezza, ed è stato un punto fondamentale che ha toccato Christian Vicent.” e sulla sua interpretazione nel film continua: “Come ha affermato Hitchcock, se la scelta degli attori è effettuata bene di fatto i ruoli sono già interpretati. Non è un merito in particolare dell’attore ma del regista quando affida un ruolo giusto ad un interprete. Inoltre sono 45 anni che faccio questo mestiere e dopo tanti anni sarebbe catastrofico se, dopo tanti anni, non fossi in grado di svolgere bene il mio mestiere.”

In Francia la produzione di film è ipertrofica, Luchini a tal proposito tenta un parallelismo con l’Italia: “In Francia si producono ogni anno in media circa 300 film, ma non significa che ci siano 300 persone che hanno qualcosa di appassionante da dire, che hanno intelligenza, che hanno un vissuto, che abbiano un’ispirazione. Ma esiste un mercato e dunque vengono prodotti tutti questi film. Ieri sera ho cenato con Nanni Moretti, sono riuscito a farlo ridere una o due volte, e lui ha espresso la sua invidia per l’aiuto enorme che viene dato in Francia alla produzione cinematografica. Questo è un dato incontestabile, ma l’Italia era molto più grande della Francia, era una delle più grandi al mondo, è iniziata una regressione di questo paese con l’orrore televisivo che ha devastato il paese e messo in ombra i grandi autori come Scola, Visconti ecc. Era un cinema che tutti noi ammiravamo, negli anni ’70 e ’80 il cinema italiano era alla stessa altezza del cinema di Hitchcock, e il popolo italiano era un popolo geniale che esprimeva la sua genialità con il cinema, come abbiamo fatto noi con la Nouvelle Vogue. Poi, non so cosa è successo, c’è stato un degrado istantaneo e la Francia si è tutelata da questa eventualità e ha preso delle misure per proteggersi. Non è confrontabile il genio del cinema italiano con quello della Francia ma noi continuiamo a fare  film.”

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Scherza Luchini e racconta un aneddoto relativo al suo incontro con Nanni Moretti e di come a volte mezza parola scritta o riferita dai giornalisti crea un’evento molto più grande di quello che invece rappresentava solo una battuta gentile e un attestato di stima. A proposito dell’umorismo francese e su che direzione stia prenendo dopo il 2015, afferma“Tutto è derisione. Siamo schiacciati dall’umorismo. Non è una derisione che rompe con il reale, ma è un tipo di umorismo conformista, tutti i programmi televisivi vogliono far ridere per forza, è un umorismo meccanico, triste. C’è un filosofo che ha detto: dal ridere moriremo. L’umorismo quando viene istituzionalizzato diventa un’autorità e quindi diventa sinistro. Invece l’umorismo vero è una rottura, un elemento inatteso, una trasgressione in un processo logico. Hanno snaturato l’atto primario dell’umorismo che è quello di spezzare una logica. La logica attuale è ridere sempre e quindi viene meno la funzione originaria e geniale dell’umorismo. L’umorismo è una istituzione per piccoli borghesi mediocri dunque non ha più futuro. L’unica soluzione è la rivoluzione contro l’abbrutimento della televisione.”

Infine Luchini ci ringrazia e ci saluta, raccontandoci un ricordo della sua vita, delle sue origini italiane e sulla multi-etnicità della Francia: “Da bambino ogni estate facevo le vacanze a Cattolica, Riccione e Rimini. Partivamo in macchina e non avendo molti soldi dormivamo in macchina. Quando attraversavamo la Svizzera parcheggiavamo davanti ad un lago così potevamo dire almeno di avere una ‘stanza’ con vista lago. Da piccolo vivevo in un quartiere in cui convivevano immigrati mussulmani ed ebrei, ora la Francia è un paese molto disfattista e molto pessimista.”

Leggi la nostra recensione del film

About Federica Rizzo

Campana doc, si laurea in Scienze delle Comunicazioni all'Università degli Studi di Salerno. Web & Social Media Marketer, appassionata di cinema, serie tv e tv, entra a far parte della famiglia DarumaView l'anno scorso e ancora resiste. Internauta curiosa e disperata, giocatrice di Pallavolo in pensione, spera sempre di fare con passione ciò che ama e di amare follemente ciò che fa.

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