Debutta alla regia di un lungometraggio Enrico Iannaccone che, con La buona uscita, promette di indagare il cinismo feroce e il vuoto etico e morale creato dai soldi e dal potere in una Napoli borghese completamente differente dai soliti stereotipi con cui viene raccontata abitualmente.
Enrico Iannaccone debutta alla regia di un lungometraggio con La buona uscita, pellicola che indaga il cinismo feroce e il vuoto etico e morale creato dai soldi e dal potere. Marco è un imprenditore spregiudicato e senza scrupoli che ha costruito la sua inestimabile ricchezza attraverso un’infinita serie di raggiri dalla quale è uscito sempre pulito e senza conseguenze legali. Da anni vive una relazione molto aperta con Lucrezia, una professoressa di sessant’anni che, dopo anni passati a fare sesso con tanti uomini, decide di porre fine alla sua sfrenata attitudine da ninfomane sposando un giovane uomo con cui il rapporto non è dei più felici. Una scelta che, unita alla bancarotta fraudolenta dell’azienda di Marco, porterà la protagonista a guardarsi dentro e compiere un percorso di cambiamento interiore.
In una Napoli al chiaroscuro le persone ritratte dal regista Enrico Iannaccone sono piccole caricature di un’idea di realtà immaginata dall’autore; un piccolo mondo, vittima della superficialità e del cinismo dilagante, in cui si muove Marco Macaluso, un imprenditore. Nei modi, nella sua apparente superficialità, nel cinismo, il protagonista sembra infatti divertirsi a giocare con la realtà che lo circonda. L’azienda, i conoscenti, le amanti, perfino i familiari, sembrano essere un passatempo; un gioco a cui dedicare qualche ora prima di cambiare giocattolo.
Iannaccone dimostra fin da subito di voler imporre alla sua pellicola uno stile del tutto personale, fatto di inquadrature a campo lungo alternate a primi piani il cui effetto è quello di ottenere una dilatazione del tempo e degli spazi. L’ambientazione scelta dal regista è composta dunque da strade anonime, illuminate da un cielo plumbeo e circondate da un’architettura che spogliano la città di qualsiasi elemento riconoscibile e caratteristico. Alla base il film si dimostra promettente, nel profondo si leggono diversi spunti di riflessione interessanti, ma nel concreto il giovane regista non riesce a impostare le sue idee su un’adeguata struttura filmica, nonostante i chiari richiami nell’atmosfera di opere come La grande bellezza di Sorrentino.
La buona uscita di Iannaccone cerca dichiaratamente di trovare un’idea originale nei personaggi, ma si perde nel tentativo di mantenere un’impronta autoriale fin troppo forzata. La capacità dei protagonisti del film di farsi strumento narrativo per esprimere le proprie idee tolgono allo spettatore la capacità di immedesimarsi, lasciando che il film diventi un dialogo a senso unico.
Commento finale - 50%
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La buona uscita
In una Napoli borghese in cui si muovono personaggi senza nessuna etica, La buona uscita prova a tratteggiare i tratti di un'umanità alla deriva in cui la lussuria, la ricchezza o forse solo la spregiudicatezza la fanno da padrone. Esasperati da un'indifferenza umana i personaggi del film risultano eccessivamente caricaturali, esasperati, e non lasciano niente se non la pochezza che rappresentano. Sarà anche una buona uscita, ma la riuscita del film rimane dubbia.