Dopo La mafia uccide solo d’estate, Pif, al secolo Pierfrancesco Diliberto, torna a parlare della nostra storia in In guerra per amore, un film ambientato durante la seconda guerra mondiale, nel periodo in cui gli americani sbarcarono in Sicilia. Un film ironico, divertente, ma anche amaro, che, attraverso la storia d’amore di Arturo e Flora, racconta l’origine dell’ascesa della mafia nel dopoguerra.
Dopo il buon successo ottenuto con La mafia uccide solo d’estate (2013), Pierfrancesco Diliberto in arte Pif torna dietro la macchina da presa per firmare un progetto ancor più ambizioso, con In guerra per amore, commedia che cerca di raccontare lo sbarco degli Alleati in Sicilia per poter riflettere nuovamente, e attraverso una lente d’osservazione sconosciuta ai più, sul lento ma inesorabile affermarsi della mafia nel nostro paese. Corre l’anno 1943, Arturo (Pif) è un povero cameriere di un ristorante di New York che vuole a tutti i costi sposare la donna che ama, Flora (Miriam Leone) che ne contraccambia i sentimenti. Ma quest’ultima è già promessa sposa al figlio di un boss e solo il “si” del padre della donna può scindere il patto della cerimonia. Arturo, per raggiungere il paesino della Sicilia, dove vive il potenziale futuro suocero, sceglie la via dell’esercito. Inizia così per lui un’avventura pericolosa e piena d’insidie che cambierà il suo destino, quello di una regione e dell’Italia intera.
Riproponendo la formula dell’opera prima, In guerra per amore fonde la microstoria di un protagonista, un piccolo uomo dai modi semplici e ingenui alla mascrostoria, quella del nostro paese durante la Seconda guerra mondiale. Particolare ed universale percorrono due binari paralleli in cui la storia di Arturo e le vicende storiche che coinvolgono la Sicilia nel 1943 si avvinghiano inesorabilmente. Se quella di Arturo e Flora è la storia in primo piano, sullo sfondo scorrono altre due significative storie che raccontano nel profondo la Sicilia di quegli anni, con tutti i suoi ragionamenti contorti e quella mentalità fatta di onore, apparenza e giudizio altrui, incomprensibile per gli americani: sono le storie di Teresa (Stella Egitto) e del figlio che attendono con speranza il ritorno del marito-papà prigioniero di guerra, quella di Saro e Mimmo (Sergio Vespertino e Maurizio Bologna), il cieco e lo zoppo del paese (due disperati così deliziosi non se ne vedevano da tempo al cinema) e quella del tenente Catelli, uomo coraggioso e dal cuore grande, che non si fa corrompere e che non vuole collaborare in alcun modo all’ascesa della mafia in Sicilia.
La narrazione cronologica è accurata ma non eccessivamente fredda. Anzi In guerra per amore ritrova quel marchio favolistico e ironico che contraddistingue il lavoro di Pif, insieme ad un umorismo che nasce dall’osservazione dello scontro tra culture, in questo caso quella siciliana e quella americana, una più tradizionale, l’altra più progressista, scatenato dall’elemento tipico del viaggio. Il film si muove in maniera molto cadenzata, senza particolari strappi, con la voce del protagonista che fa da narratore, informando gli spettatori su tutta una serie di fatti ma senza mai risultare pedante. Con un tono leggero, il regista riesce ad accompagnare gli spettatori in una storia intensa, ricca di bei momenti e di risate sincere e a raccontare un periodo importante della nostra storia che ha ancora effetti sul presente che stiamo vivendo.
In guerra per amore intrattiene, diverte e commuove. La commistione di dramma e commedia funziona, fino al finale, fortissimo, in cui l’alone fiabesco, che aveva accompagnato tutto il film, viene squarciato dal realismo più puro. Un pugno nello stomaco. Una chiusa importante e interessante che lascia disarmati.
Commento finale - 70%
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In guerra per amore
Dopo La mafia uccide solo d'estate, Pif, al secolo Pierfrancesco Diliberto, torna a parlare della nostra storia in In guerra per amore, un film ambientato durante la seconda guerra mondiale, nel periodo in cui gli americani sbarcarono in Sicilia. Con estrema ironia, il film riesce ad fondere la microstoria di un uomo qualunque alla macrostoria del nostro paese riuscendo ad evidenziare come un evento storico,apparentemente distante, abbia creato invece le condizioni per l'ascesa della mafia nel dopoguerra. Dolce amara, la commedia riesce a mescolare bene vari elementi e ha una chiusa importante e interessante che che lascia disarmati.