Per la sua seconda opera cinematografica Massimo Natale sceglie, come regista e produttore, una storia di passione, ribellione, amore e libertà temi che Il Traduttore racchiude e incarna. Un’intensa Claudia Gerini e la giovane rivelazione del cinema polacco, Kamil Kula, sono i protagonisti di questa co-produzione italo-polacca.
Coproduzione italo-polacca, opera seconda del regista Massimo Natale che l’ha anche prodotta, Il Traduttore mescola integrazione, strenua lotta per la libertà, solitudini, ricerca del successo ad ogni costo e verità nascoste utilizzando le tinte del noir. Tutti usano tutti per perseguire i loro poco chiari interessi. Il sentimento trova sfogo solo nella passione improvvisa, e un tantino pretestuosa, tra un ragazzo (Kamil Kula) e una donna matura (Claudia Gerini).
Claustrofobico nelle location e cupo nei colori utilizzati dalla fotografia incisiva di Daniele Ciprì, Il traduttore utilizza la suspense tipica del thriller per raccontare un’umanità viziosa che cerca di sopravvivere e raggiungere i propri scopi senza soffermarsi sull’altro. In questo universo assetato d’amore si intrecciano le storie di Anna (una buona Claudia Gerini in un’interpretazione diversa dalla sua solita) e Andrei (la giovane rivelazione del cinema polacco qui non completamente a proprio agio Kamil Kula) e di tutti i personaggi che gravitano attorno alle loro vite, con i loro rancori, i sentimenti strozzati, le angosce ed i tradimenti non rivelati, tutte a comporre un affresco umano variegato a tinte fredde, in cui l’infelicità è il denominatore comune.
Difficile dire cosa non funzioni in questo thriller dai risvolti erotici e dalle pretese sociali. Nel tentativo di raccontare una miriade di situazioni estremamente eterogenee della nostra realtà il regista Massimo Natale sembra perdersi pezzi delle sue storie, le sfiora senza mai approfondirle davvero, lasciando in sospeso le motivazioni più profonde dei personaggi e il risvolto psicologico degli eventi che li travolgono. Tra i vari spunti lanciati non riesce a sviluppare pienamente alcuna tematica. Il suo sguardo non è incisivo e non riesce a raggiunge un obiettivo comunicativo valido.
Nonostante l’idea di partenza del film sia interessante, Il traduttore non sembra brillare particolarmente nella sceneggiatura e risulta poco convincente a causa, soprattutto, di una commistione di generi non riuscita: c’è la polizia ma non è un poliziesco, c’è la passione ma non è una storia d’amore, ci sono immigrati ma non è un film dai risvolti sociali. E’ piuttosto un film frammentario che scorre lento e col passo faticoso ed incerto lasciando una sensazione di incompiuto.
Commento finale - 53%
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Il Traduttore
Integrazione, strenua lotta per la libertà, solitudini, ricerca del successo ad ogni costo e verità nascoste sono i cardini di Il Traduttore, opera seconda di Massimo Natale. Il film non sembra brillare particolarmente nella sceneggiatura e risulta poco convincente a causa soprattutto di una commistione di generi non riuscita: c’è la polizia ma non è un poliziesco, c’è un defunto ma non è un drammatico, ci sono immigrati ma non è un film d’autore. E' piuttosto un film frammentato che scorre lento e col passo faticoso ed incerto.