Home / RECENSIONI / Drammatico / Il labirinto del silenzio di Giulio Ricciarelli – Recensione Film
il_labirinto_del_silenzio_copertina

Il labirinto del silenzio di Giulio Ricciarelli – Recensione Film

Uscirà in Italia qualche settimana prima della Giornata della Memoria dopo l’ottima critica ricevuta al Festival del Cinema di Toronto, dove è stato presentato nel settembre del 2014, Il Labirinto del Silenzio (Im Labyrinth des Schweigens), film d’esordio di Giulio Ricciarelli, tedesco figlio di immigrati italiani.

Ricciarelli decide di raccontare, da una prospettiva unicamente tedesca e sullo sfondo di vicende realmente accadute, ovvero il processo di Auschwitz, la storia di Johann Radmann (personaggio di finzione interpretato da Alexander Fehling), un giovane pubblico ministero che si trova d’improvviso coinvolto in importanti indagini che vanno a spolverare un pezzo di storia per troppo tempo rimasto sepolto. E’ il 1958 e la Germania sembra voler andare avanti e dimenticare gli orrori dell’olocausto; il Paese è in pieno sviluppo ed è forte la spinta avanguardista dei giovani tedeschi che tentano di non subire le colpe dei loro padri. E’ proprio in questo clima che il giovane procuratore deciderà invece di cercare la verità che era rimasta taciuta e nascosta da chi a quegli orrori aveva partecipato.

Cosa può significare per un individuo solo scoprire nei dettagli l’orrore di Auschwitz e rendersi conto che nulla era stato raccontato? Come può la verità cambiare le persone immerse fino a quel momento in un labirinto di bugie e silenzio? Il Labirinto del silenzio esplora questi interrogativi scegliendo di raccontare Auschwitz attraverso il dolore e l’indignazione di chi la scopre, mostrando il nazismo da una prospettiva nuova e incredibilmente coinvolgente: la commozione, l’ira, le dolcezze e la seduzione, un pizzico di pungente ironia e immancabilmente anche di follia nel cui vortice il protagonista rischierà più volte di essere risucchiato.

La struttura drammaturgica classica rende il film accessibile a tutti, un prodotto di intrattenimento a scopo educativo che riesce a mostrare e raccontare fatti conosciuti da pochissimi, in un filo sottile tra colpa e responsabilità. “Non si tratta di capire chi è colpevole o innocente…” esclama Fritz Bauer, uno dei personaggi realmente esistiti. Il punto cardine del film, infatti, non è che i colpevoli paghino per i fatti commessi, ma che le loro storie e quelle delle vittime vengano alla luce e siano conosciute da quei giovani che ignoravano l’esistenza e la funzione dei Lager così che atrocità simili non siano più commesse.

About Federica Rizzo

Campana doc, si laurea in Scienze delle Comunicazioni all'Università degli Studi di Salerno. Web & Social Media Marketer, appassionata di cinema, serie tv e tv, entra a far parte della famiglia DarumaView l'anno scorso e ancora resiste. Internauta curiosa e disperata, giocatrice di Pallavolo in pensione, spera sempre di fare con passione ciò che ama e di amare follemente ciò che fa.

Guarda anche

dont-worry-recensione-film-copertina

Don’t worry – Caustico e commuovente, Gus Van Sant, firma una delle sue opere migliori portando sul grande schermo la complessa personalità di John Callahan.

Don’t worry : L’ultima fatica del poliedrico Gus Van Sant, regista di Belli e Dannati, …

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.