La storica intervista di Truffaut diventa un film nel documentario HitchcockTruffaut di Kent Jones
Nel 1962 avvenne un incontro intellettualmente storico tra due giganti della cinematografia mondiale, portatori sani di una rivoluzione culturale che sancì il passaggio da un’idea classica della settima arte ad una moderna, e dalla moderna ad una post-moderna: in un ufficio presso gli Universal Studios, per circa otto ore e trenta giorni a partire da quel momento, Alfred Hitchcock –l’indiscusso maestro della suspense – e François Truffaut, l’enfant prodige simbolo della Nouvelle Vague francese, quella New Wave che farà da apripista per la nascita della sperimentale New Hollywood degli anni ’70, si incontrano e si “scontrano” (ma solo in senso intellettuale e poetico) sui temi legati alla grande fabbrica dei sogni e delle illusioni, raccogliendo poi tutto il materiale in un libro di culto intitolato “Hitchcock/Truffaut” e divenuto nel corso del tempo una vera e propria testimonianza diretta di uno scambio di opinioni tra due artigiani del cinema.
Questo libro, dopo anni dalla sua prima uscita (cinquanta, per la precisione), diventa il materiale – incandescente e vastissimo – dal quale parte il regista Kent Jones per realizzare un documentario che vede come protagonisti i due brillanti (ed antitetici) registi, immortalati in un vivido e costante scambio di battute e pensieri inframmezzato dai contributi video di altri registi come Martin Scorsese, David Fincher, Olivier Assayas, Richard Linklater, James Gray, Wes Anderson, Peter Bogdanovich, Paul Schrader, Kiyoshi Kurosawa e Arnauld Desplechin. Documentario che ha fatto il giro dei più importanti festival intorno al globo e che è stato scritto da Jones stesso e da Serge Toubiana, cerca di evocare le tracce ectoplasmatiche (come in una vera e propria seduta spiritica per immagini) a partire da quella famosa chiacchierata che sancì un passaggio di testimone nella storia del cinema e la nascita di una inossidabile amicizia, che legò i due cineasti fino alla morte di entrambi.
Il modo di vedere/concepire/realizzare il cinema
L’ Hitchbook “assemblato” da Truffaut sancisce il passaggio (duplice) tra un’epoca e l’altra: da un lato c’è Alfred Hitchcock, il regista che per eccellenza ha rivoluzionato tecnicamente il modo di vedere/concepire/realizzare il cinema, proprio come un vero artigiano; il suo percorso dal cinema muto al sonoro gli ha permesso di giocare con l’immagine ottenendone il massimo risultato, pensando sempre ad un impatto sullo spettatore, col quale instaura un silente dialogo giocato sulla fascinazione, l’erotismo, la paura e il voyeurismo latente in ognuno di noi. Il cinema di questo grande maestro, considerato – per troppo tempo – dagli addetti ai lavori hollywoodiani come puro “intrattenimento”, ha sancito quel passaggio da una consapevolezza classica ad una moderna, basata sulla frantumazione della regolarità spazio-temporale ed incentrata sull’importanza del linguaggio filmico, inteso come connubio tra montaggio e ritmo: elementi che i critici dei Cahiers du Cinema provarono a “destrutturare” attraverso il loro cinema, che in pochissimo tempo aprì la strada alle meravigliose potenzialità del Postmodernismo.
Proprio per via degli splendidi materiali di partenza e della grande ombra dei due cineasti, il documentario di Jones risulta impossibile da giudicare, risultando come una mera “sbobinatura” di una chiacchierata storica tra due giganti: al regista va il pregio di aver concettualizzato tutto il materiale raccolto e l’indotto sorto intorno al esso, riconfermando la possibilità di “scrivere attraverso la macchina da presa”, come faceva Hitchcock stesso.
Commento Finale - 85%
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Kent Jones, regista ed autore insieme a Serge Toubiana del documentario "Hitchcock Truffaut", prova ad evocare le tracce ectoplasmatiche della celebre conversazione iniziata tra i due registi nel 1962, confluita poi nel libro omonimo, un vero e proprio caposaldo della cinematografia postmoderna. Postmoderna perché volta a cogliere il sottile passaggio dalla concezione classica dell'artigianato cinematografico confluito poi nelle potenzialità del cinema moderno, incarnato dalle avanguardie della nouvelle vague. Con tanto materiale di partenza, il lavoro di Jones risulta una semplice sbobinatura di una chiacchierata tra maestri.