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Hell or High Water – Recensione – Un film di David Mackenzie

“Hell or High Water”, dopo l’ottimo consenso di critica ottenuto alla Festa del Cinema di Roma il film di David Mackenzie sbarca su Netflix

E’ disponibile da ieri su Netflix uno dei film più apprezzati durante la scorsa edizione della Festa di Roma 2016, ovvero il neo western “Hell or High Water” firmato dallo scozzese David Mackenzieriuscito quasi nell’impossibile: ovvero far risorgere un genere dichiarato “latitante” da troppo tempo dal suo sepolcro, attraverso un riuscito mix tra tradizione e innovazione, codici classici di genere rinnovati e applicati alla realtà, mostrando le contraddizioni che affliggono un Sud degli Stati Uniti talmente rurale da essere rimasto immutato nonostante lo scorrere del tempo, ed inserendole in uno schema talmente classico nel suo impianto da trasformarsi, subito, in un arrangiamento moderno e all’avanguardia di una sinfonia antica quanto le radici stesse del mito della frontiera.

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Hell or High Water” si concentra sulle vicende umane di Toby (Chris Pine), costretto da sempre a sopravvivere  (piuttosto che vivere), coperto dai debiti e afflitto da una strana malattia molto comune chiamata povertà. Ma qualcosa nella sua vita da divorziato cambia quando nel ranch di famiglia trova il petrolio. Per assicurare un avvenire agiato ai figli e ripagare debiti e ipoteche, ha in mente un folle piano criminale: rapinare una banca texana e riciclare i soldi presso il Casinò. Per portarlo a termine ha bisogno dell’aiuto di suo fratello Tanner (Ben Foster), ingestibile e fuori di testa, uscito dal carcere dopo dieci anni di prigione. Ma sulle loro tracce si metteranno subito due determinati e testardi Texas Ranger, uno ad un passo dalla pensione (Jeff Bridges), pronti a tutto pur di coglierli sul fatto.

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Avvalendosi delle preziose interpretazioni di alcune superstar hollywoodiane – che qui dimenticano la patinata hollywoodiana per mettere al servizio del regista sudore, lacrime e sangue – Mackenzie si mostra abile nel riuscire ad aggiornare i tradizionali topoi  inserendoli in un contesto moderno e al passo con i “tempi della crisi”: la classica grande rapina al treno cambia testimone e dai cavalli si passa ai cavalli rombanti di vecchi pick up, con sullo sfondo il desolato e arido paesaggio del Texas punteggiato da pompe petrolifere; i due fratelli protagonisti si macchiano di azioni palesemente fuorilegge e – almeno per uno dei due– a spingerlo è la disperazione: la scelta è tra perdere tutto o sopravvivere, ma a che prezzo? Anche a costo di condannare la propria anima per l’eternità. Come ricorda Alberto, uno dei due Texas Ranger lanciati sulle tracce dei due rapinatori di banche, quelle terre un tempo appartenevano ai suoi avi nativi americani, nello specifico Comanche, e furono sottratte loro dagli invasori bianchi; ora spetta ai bianchi vedersele portar via da “loro stessi”, da quei nemici incarnati dalle banche avide di denaro. Il mondo messo in scena da Mackenzie è un crudele “cane – mangia – cane” dove ognuno è un nemico per l’altro (significato del nome Comanche, che dava il titolo originale alla sceneggiatura del film: Comancheria) e la guerra per la sopravvivenza è crudele, feroce ma soprattutto senza esclusione di colpi: ogni distrazione può costare cara e pregiudicare la conquista della libertà intesa proprio come ultimo avamposto della frontiera selvaggia.

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Il pregio di “Hell or High Water” non è solo quello di essere riuscito ad aggiornare la grammatica del vecchio west ai nostri tempi 2.0; ma anche di essere riuscito a far coesistere insieme il presente (la crisi, le banche, l’America rurale che arranca e soffre, la paura per il futuro dei figli) con il passato remoto di un genere, popolato da indiani, fuorilegge a caccia di banche, sceriffi integerrimi difensori della legge, territori da conquistare e nazioni da fondare.

Regia: David Mackenzie Con: Chris Pine, Ben Foster, Jeff Bridges, Katy Mixon, Gil Birmingham, Kevin Rankin, Dale Dickey, Melanie Papalia, Buck Taylor, Ricky Lee, Amber Midthunder, Lora Martinez-Cunningham, Dylan Kenin, Martin Palmer, Debrianna Mansini, Gregory Cruz, Alma Sisneros, Howard Ferguson Jr., Lyle DeRose, Crystal Gonzales, Terry Dale Parks, Danny Winn, Marika Day, James E. Lane, Jackamoe Buzzell, Nathaniel Augustson, J. Nathan Simmons, Richard Beal, Christopher W. Garcia, John-Paul Howard, Melissa-Lou Ellis, Paul Howard Smith, Ivan Brutsche, Alexander Daniel Pimentel, Heidi Sulzman, Michael E. Stogner, Darlene Kellum, Brian Barela, William Sterchi, Michael Fletcher, Karen M. Hudson, Rick Anglada, Jack T. Silliman, Art Westgate, Richard Christie, Kristin Berg, Kathie Westgate, Brian Bolman, Benny James, Julian Wondolowski Anno: 2016 Durata: 102 Min. Paese: USA Distribuzione: Netflix
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Il pregio di "Hell or High Water" non è solo quello di essere riuscito ad aggiornare la grammatica del vecchio west ai nostri tempi 2.0; ma anche di essere riuscito a far coesistere insieme il presente (la crisi, le banche, l’America rurale che arranca e soffre, la paura per il futuro dei figli) con il passato remoto di un genere, popolato da indiani, fuorilegge a caccia di banche, sceriffi integerrimi difensori della legge, territori da conquistare e nazioni da fondare.

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About Ludovica Ottaviani

Ex bambina prodigio come Shirley Temple, col tempo si è guastata con la crescita e ha perso i boccoli biondi, sostituiti dall'immancabile pixie/ bob alternativo castano rossiccio. Classe 1991, da più di una decina d’anni si diverte a scrivere e ad imbrattare sudate carte. Si infiltra nel mondo della stampa online nel 2011, cominciando a fare ciò che ama di più: parlare di cinema e assistere ai buffet delle anteprime. Passa senza sosta dal cinema, al teatro, alla narrativa. Logorroica, cinica ed ironica, continuerà a fare danni, almeno finché non si ritirerà su uno sperduto atollo della Florida a pescare aragoste, bere rum e fumare sigari come Hemingway, magari in compagnia di Tom Hiddleston, Michael Fassbender e Jake Gyllenhaal.

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