“Il GGG – Il Grande Gigante Gentile”: Steven Spielberg torna al cinema per famiglie con l’adattamento cinematografico dell’omonima favola di Roald Dahl. La nascita di una grande amicizia, una fantastica avventura vissuta, tra il Paese dei Giganti e la terra degli umani, dalla piccola orfana Sofia e ovviamente dal Grande Gigante Gentile.
La piccola Sophie(Ruby Barnhill) soffre di insonnia e vive in un orfanotrofio in quel di Londra. Una notte scopre inavvertitamente la presenza di un gigante che decide così di rapirla e la porta nel suo mondo. Dopo una iniziale difficile convivenza la bambina e GGG (acronimo di “Grande Gigante Gentile”) diventano amici. La loro amicizia è tuttavia messa in pericolo dagli altri giganti che hanno in mente un piano per mangiare lei e tutti gli altri bambini.
Un cambio di direzione artistica piuttosto brusco ed inaspettato caratterizza quest’ultimo periodo della carriera produttiva di Steven Spielberg che, neanche ad un anno di distanza, ha diretto due film che non potrebbero essere più diversi tra loro: “Il ponte delle spie” e appunto “Il GGG – Il Grande Gigante Gentile”.
Accantonato il canovaccio drammatico della fredda Berlino, il regista statunitense torna al passato, al suo cinema d’intrattenimento per famiglie con il quale ci ha regalato pellicole indimenticabili come “E.T.” e “Hook- Capitan Uncino”, due pilastri del genere, pur coi loro limiti e difetti. Una scelta condivisibile che tuttavia non ha prodotto i risultati sperati. Il principale problema de ““Il GGG – Il Grande Gigante Gentile”” risulta infatti proprio la sua volontà nel voler diventare memorabile, il evidente desiderio di inserirsi nell’immaginario collettivo come i film precedentemente citati, fallendo il suo obiettivo.
La causa di questo esperimento non completamente riuscito risiede nella gestione della prima parte della narrazione, estremamente raffazzonata e macchinosa, probabilmente frutto di numerosi tagli in post-produzione, in cui la storia fatica ad ingranare: persino il tocco magico tipico di Spielberg risulta praticamente non pervenuto. Inoltre l’utilizzo massiccio di CGI non fa che evidenziare l’inesperienza di Ruby Barnhill, giovane interprete di Sophie, alla quale viene affidata la complicata missione di recitare circondata completamente da solo greenscreen.
Fortunatamente le cose migliorano nella seconda parte, quando l’abilità narrativa spielberghiana torna prepotentemente in pompa magna, insieme all’elemento fantastico che ha sempre contraddistinto la sua filmografia, salvando “Il GGG – Il Grande Gigante Gentile” anche grazie ad una buona dose di umorismo al 100% british, perfettamente inserita nel tema e clima della pellicola.
Commento Finale - 60%
60%
Opera tra le meno riuscita di Spielberg, a causa di una prima parte troppo farraginosa ed un massiccio uso di artificiosa e fintissima CGI, resta un prodotto d'intrattenimento genuino che recupera, nella seconda parte, quel gusto narrativo con cui il regista statunitense ci ha sempre deliziato