“Genius”, il debutto alla regia di Michael Grandage, presentato alla Festa del Cinema di Roma 2016, con protagonisti Colin Firth e Jude Law per un biopic dedicato a Thomas Wolfe e al suo editore Max Perkins.
Max Perkins (Colin Firth) ha curato per anni le edizioni di tutti i classici della letteratura americana degli anni ’20, da Fitzgerald a Hemingway, perfezionando e limando i loro romanzi affinché risultassero perfetti una volta sul mercato. Un giorno inaspettatamente si presenta alla sua porta un folle ed esplosivo scrittore, Thomas Wolfe (Jude Law), in possesso di un manoscritto inaspettato, “Angelo, guarda al passato“, almeno quanto la sua personalità. Tra i due nasce immediatamente un’intesa e amicizia, incoraggiata e successivamente ostacolata dalle rispettive famiglie, che li accompagnerà dagli esordi al successo fino ad un tragico epilogo.
Sullo sfondo di una New York dai toni seppia, “Genius” porta sullo schermo una grande amicizia riflessa però in scenografie anonime e scialbe. La fotografia piatta, dai colori desaturati e tristi, balza subito all’occhio e fornisce fin da subito una precisa atmosfera che caratterizzerà l’intera pellicola. Il grigiume degli uffici e delle anonime case dei protagonisti è lo sfondo di una storia tanto intensa quanto inadatta ad un soggetto cinematografico. La sua forte componente letteraria, sebbene filtrata dal genere biografico, si fa sentire imprigionata in dialoghi costantemente monotoni per scene eccessivamente verbali.
La prova della coppia Jude Law e Colin Firth, che sulla carta risultava interessante e dalle grandi potenzialità, è priva di intensità anche per colpa di una sceneggiatura piena di eccessi e ripetizioni, una struttura prevedibile e con troppo poco carattere. Jude Law in particolare con la sua interpretazione eccentrica di Thomas Wolfe, fa sperare inizialmente in una buona dose di follia in contrasto con il portamento serio e sostenuto di Firth. Con lo scorrere della pellicola tuttavia il personaggio diventa sempre più simile ai suoi ruoli interpretati in passato, risultando alla fine prevedibile e irritante. Pieno di umorismo e fascino perde il suo charme con l’avanzare della narrazione, il suo atteggiamento misterioso finisce per renderlo una macchietta, lo stereotipo dello scrittore folle e geniale.
Non è la storia tuttavia il motore portante di “Genius” , quanto il rapporto fra i due personaggi. Più che un biopic è un gioco di sguardi, un’esame ravvicinato di un intenso e particolare rapporto di amicizia che supera i confini prestabiliti e arriva ad assumere un importanza sempre maggior nella vita dei protagonisti. Il grande affetto di Perkins nei confronti di Wolfe e viceversa è ben costruito, comincia lentamente ed esplode nella parte centrale con un montaggio vivace ed emozionante nelle scene di scrittura del primo romanzo. L’unico aspetto negativo di questo rapporto vero ed emozionante è il ruolo marginale e insignificante che assumono tutte le donne della pellicola: inutili e fastidiose, fanno di tutto per ostacolare un rapporto troppo puro per essere compreso.
“Genius” è un’occasione mancata in cui non mancano i lati positivi ma sono accantonati e incapaci di formare una propria identità. Scialba, noiosa e monotona la sceneggiatura è così debole che non riesce ad essere salvata da due interpretazioni non originali ma efficaci. La regia, con i suoi toni grigi e luoghi anonimi non contribuisce a dare un po’ di vita al film e si limita a raccontare una storia sufficientemente interessante ma che verrà comunque dimenticata molto in fretta.
Commento Finale - 60%
60%
Un'occasione mancata nonostante i lati positivi. Scialba, noiosa e monotona, la sceneggiatura è così debole che non riesce ad essere salvata neanche da due interpretazioni efficaci sebbene prive di originalità. La regia, con i suoi toni grigi e luoghi anonimi, si limita a raccontare una storia sufficientemente interessante che verrà dimenticata molto in fretta.