“Non esistono più gli adulti, esistono i giovani e i finti giovani. I Forever young sono ovunque, siamo circondati!!”. Così Fausto Brizzi ci introduce il suo nuovo film, Forever young che racconta la storia di alcuni personaggi impegnati ad affrontare il tempo che passa. Al centro di quello che lui stesso definisce il suo film più cattivo, infatti, c’è la paura di invecchiare con le relative responsabilità, relazioni e la trasformazione del personale aspetto fisico. “Preferisco i nonni che guardano i nipoti invece di quelli che vanno a pilates, tanto si consumano calorie ugualmente. Questa è l’età dell’apparire, da anni non firmo più autografi perché mi chiedono i selfie”
Come d’abitudine ormai per Brizzi, la commedia è corale, coi personaggi di un episodio che interagiscono spesso con quelli di un altro: abbandonati gli attori con i quali ha lavorato fino ad ora, il regista di Ex e Notte Prima Degli Esami mette insieme un altro team, che spazia da Bentivoglio a Teocoli passando per Lillo, Ferilli e Fresi. È un cast eterogeneo quello di Forever Young, proprio come le situazioni che si vengono a creare nel corso della commedia e le musiche scelte per accompagnare i protagonisti nelle buffe e grottesche vicende.
Raccontando un’Italia dove non esistono più i vecchi schemi legati all’età, e in cui i protagonisti della storia sono irrecuperabili e ossessionati dalle loro debolezze e limiti, sia nel settore professionale che all’interno del nucleo familiare, Brizzi confeziona una commedia che scorre piacevolmente. Si ride molto e il lato comico è per la maggior parte di volte ben costruito. La selezione musicale, forse la parte maggiormente riuscita della pellicola insieme al personaggio di Lillo e quello di Teocoli, non può non far non sentire quella leggera malinconia per ciò che è passato e difficilmente tornerà, donando a Forever Young una connotazione “vintage” e al tempo stesso moderna per i temi affrontati.
Abbiamo davvero così paura di invecchiare? Brizzi prova a rispondere a questo interrogativo attraverso una commedia dal registro leggero ed umoristico. Muovendo con garbo la macchina da presa, il regista da vita, nel complesso, ad un film armonico. Peccato che l’impianto corale permette di raccontare tutto senza approfondire niente, risolvendo tutte le vicende in modo scontato e banale. I personaggi sono infatti solo abbozzati, e le loro storie sviluppate in maniera superficiale e approssimativa. Pur seguendo il registro dell’ironia Brizzi avrebbe potuto osare un po di più: alla sua pellicola manca quella punta di sana “cattiveria” che le avrebbe permesso di fare il salto di qualità.