“Florida” segna il ritorno in sala di Philippe Le Guay (“Moliere in bicicletta”)
Amara commedia che vede come protagonista Claude (Jean Rochefort), un vivace ottantenne che sta lentamente vivendo il dramma dell’invecchiamento mentale. Accudito dalla figlia Carole (Sandrine Kiberlain), che non lo lascia mai solo, culla il desiderio, quasi ossessione, di andare a trovare l’altra sua figlia Alice (Audrey Looten) che vive in “Florida“. Il regista francese Philippe Le Guay, firma una pellicola ambigua sotto molti punti di vista. A partire dal genere cinematografico di riferimento, “Florida” si trova spesso in un limbo tra commedia e dramma: vuole essere agrodolce ma non lo è abbastanza dal trasmettere qualcosa di vero. All’uscita dalla sala non si provano emozioni ma ci si trova piuttosto in uno stato di stanchezza e confusione.
Retto unicamente sulle spalle del protagonista, il film trascura fin troppo tutti personaggi di contorno che sembrano solo delle leggere macchiette. In particolare stona e infastidisce il ritratto della badante, stereotipato quasi retrogrado e offensivo. Claude stesso risulta insoddisfacente come personaggio perché, nonostante la presenza costante sullo schermo, non subisce alcun tipo di trasformazione. Tutti gli eventi che dovrebbero farlo crescere o almeno cambiare, gli scivolano addosso, ignorando le funzioni narrative fondamentali per l’intrattenimento minimo dello spettatore. Certo parliamo pur sempre di un uomo di 80 anni, indubbiamente è impossibile avere dei grandi sviluppi, tuttavia così è troppo.
Il tema è sicuramente toccante e Jean Rochefort, è incredibilmente realistico nella sua interpretazione. La regia ma soprattutto il montaggio fanno un ottimo lavoro nel creare costanti colpi di scena, creando suspense almeno per la prima metà del film, fornendo continue rivelazioni che mantengono viva l’attenzione. Con una durata inferiore “Florida” sarebbe stato un film più semplice ma più efficace. In due ore i difetti si palesano sempre di più, soprattutto nella seconda metà, trascinata e inutilmente ripetitiva. Eliminando alcuni elementi superflui, come flashback ingiustificati e scene riprese all’infinito, la pellicola sarebbe stata forse un po’ più leggera ma sicuramente piacevole per il suo pubblico.
Commento Finale - 62%
62%
La pellicola è più debole che delicata, tirata eccessivamente per le lunghe risulta alla fine stancante e pesante. Si regge troppo sulle spalle del protagonista e nonostante le ottime interpretazioni e un montaggio diretto in maniera interessante, non riesce a stupire.