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Caffè – Recensione – Un film di Cristiano Bortone

“Caffè”, segna il ritorno al cinema di Cristiano Bortone a tre anni di distanza da “10 regole per fare innamorare”

Nero come la notte misteriosa, dai contorni confusi; scuro come l’esistenza incerta, amaro come le pieghe che la vita spesso prende, e infine forte e deciso come le emozioni che muovono il genere umano: aggettivi che si possono ricondurre al caffè, bevanda che è entrata di diritto nel nostro immaginario “pop” contaminando le arti visive, performative, il teatro, la televisione ma soprattutto il cinema, come riconferma l’ultima fatica di Cristiano Bortone dal titolo omonimo: “Caffè“, una co- produzione italiana – cinese – belga presentata alla scorsa edizione del Festival di Venezia nella sezione Giornate degli Autori e in uscita nelle sale italiane il prossimo 13 Ottobre.

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È la bevanda scura ed intensa a collegare i destini incrociati dei protagonisti, mentre si muovono in tre scenari diversi (Italia, Cina e Belgio) in una sorta di babelico intreccio vicino al gusto di Iñárritu/Arriaga: a Roma, un ragazzo (Renzo), esperto sommelier del caffè che lavora in un bar, viene licenziato. Decide con la sua fidanzata (Gaia) di scappare a Trieste, dove un amico gli può trovare lavoro come facchino; quando Gaia gli confessa di essere incinta e una misteriosa partita di pregiato caffè cinese fa la sua comparsa, decide di compiere una pericolosa rapina insieme ad i suoi colleghi. In Cina, a Pechino, un giovane manager (Fei) ha tutto ciò che può desiderare: un lavoro remunerativo presso un’industria chimica, il rispetto del suo capo e l’amore della figlia di quest’ultimo. Mentre sta preparando il proprio matrimonio, viene inviato a supervisionare una fabbrica che sorge nei pressi del suo paese natale, povero villaggio di contadini coltivatori di caffè: tornare lì, incontrando un’affascinante artista locale, sarà una buona occasione per fare i conti con un passato che ha voluto rifiutare. In Belgio, Hamed, un profugo iracheno fuggito dalla guerra, vede il proprio negozio assaltato da un gruppo di manifestanti violenti. Tra questi c’è un giovanissimo ragazzo, disoccupato, con un figlio a carico che non può –e non sa- mantenere, che gli ruba una preziosa caffettiera d’argento: Hamed proverà a riprendersela ad ogni costo, ma non tutto andrà come previsto e si innescherà un caotico scontro tra civiltà, culture e mondi.

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Accennare dettagliatamente alla trama di Caffè è fondamentale, perché il film è un intricato dedalo labirintico tra i corridoi inviolabili delle inconfessabili emozioni umane; i protagonisti soffrono, resistono, cadono, si rialzano, lottano e cercano di mantenere inalterato lo status quo di partenza senza abiurare in favore della Teoria del Caos: il battito d’ali di una farfalla non basta a scatenare un vero e proprio tsunami nelle loro esistenze, anzi, tengono duro e – con il pretesto del caffè, elemento che lega i tre episodi rendendoli collegati tra loro – Bortone ci racconta queste vicende con straordinaria leggerezza, giocando con le immagini, con la musica diegetica ed accidentale, con le inquadrature che costituiscono un’efficace – e studiata – grammatica cinematografica delle emozioni, un atlante della sterminata vastità della situazioni che il destino può proporre, ma anche delle soluzioni che il genere umano, irrimediabilmente, riesce a trovare per sopravvivere.

Regia: Cristiano Bortone Con: Ennio Fantastichini, Miriam Dalmazio, Dario Aita, Michael Schermi, Hichem Yacoubi Anno: 2016 Durata: 112 Min Distribuzione: Officine UBU
"Caffè", segna il ritorno al cinema di Cristiano Bortone a tre anni di distanza da "10 regole per fare innamorare" Nero come la notte misteriosa, dai contorni confusi; scuro come l’esistenza incerta, amaro come le pieghe che la vita spesso prende, e infine forte e deciso come le emozioni che muovono il genere umano: aggettivi che si possono ricondurre al caffè, bevanda che è entrata di diritto nel nostro immaginario “pop” contaminando le arti visive, performative, il teatro, la televisione ma soprattutto il cinema, come riconferma l’ultima fatica di Cristiano Bortone dal titolo omonimo: "Caffè", una co- produzione italiana – cinese…
Commento Finale - 65%

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In uscita il prossimo 13 Ottobre, Caffè - ultima fatica di Cristiano Bortone- è un intricato dedalo labirintico tra i corridoi inviolabili delle inconfessabili emozioni umane; i protagonisti soffrono, resistono, cadono, si rialzano, lottano e cercano di mantenere inalterato lo status quo di partenza senza abiurare in favore della Teoria del Caos: il battito d’ali di una farfalla non basta a scatenare un vero e proprio tsunami nelle loro esistenze, anzi, tengono duro e – con il pretesto del caffè, elemento che lega i tre episodi del film collegandoli tra loro – Bortone ci racconta queste vicende tratteggiando un atlante della sterminata vastità della situazioni che il destino può proporre, ma anche delle soluzioni che il genere umano, irrimediabilmente, riesce a trovare per sopravvivere.

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About Ludovica Ottaviani

Ex bambina prodigio come Shirley Temple, col tempo si è guastata con la crescita e ha perso i boccoli biondi, sostituiti dall'immancabile pixie/ bob alternativo castano rossiccio. Classe 1991, da più di una decina d’anni si diverte a scrivere e ad imbrattare sudate carte. Si infiltra nel mondo della stampa online nel 2011, cominciando a fare ciò che ama di più: parlare di cinema e assistere ai buffet delle anteprime. Passa senza sosta dal cinema, al teatro, alla narrativa. Logorroica, cinica ed ironica, continuerà a fare danni, almeno finché non si ritirerà su uno sperduto atollo della Florida a pescare aragoste, bere rum e fumare sigari come Hemingway, magari in compagnia di Tom Hiddleston, Michael Fassbender e Jake Gyllenhaal.

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