“Alla ricerca di Dory”, dodici anni dopo l’uscita del fortunato “Alla ricerca di Nemo”, la Pixar Animation Studios, e in particolare Andrew Stanton e Angus MacLane, realizzano lo spin off/sequel che vede uno dei personaggi più popolari del franchise alle prese con i propri limiti fisici, attraverso un viaggio della memoria.
Un anno dopo le avventurare del primo film, Nemo, Marlin e Dory sono ancora insieme e vivono felicemente la loro vita. Per una serie di fortunate/sfortunate coincidenze, Dory viene improvvisamente illuminata da brevi flash di memoria che, data la sua patologia di perdita di memoria a breve termine, aveva completamente rimosso. I protagonisti di queste brevi visioni sono i suoi genitori, persi in tenera età e sfortunatamente dimenticati. Come è prevedibile i tre eroi vengono coinvolti in un’avventura alla ricerca del passato attraversando l’oceano fino in un Parco Oeanografico, alla ricerca della famiglia di Dory.
La trama e la sua struttura ricordano il film precedente, quasi un road movie nell’oceano, che questa volta si sposta più in superficie ed entra a pieno nel mondo umano. La componente di denuncia per il rispetto degli oceani sembra affievolirsi, associando l’immenso Parco Ocenanografico della California, quindi una struttura nella quale l’intervento umano è predominante, alla casa che Dory ha tanto cercato. La storia si sviluppa attraverso un’elaborata struttura a puzzle che segue la confusa e saltuaria memoria della protagonista, calandoci completamente nella sua logica e nel suo disagio.
Alla ricerca di Dory – Abbiamo incontrato i doppiatori italiani del film Disney Pixar
Il messaggio è come sempre molto palese e assolutamente positivo, fondamentale in un film d’animazione studiato per un pubblico più giovane. La tolleranza nei confronti della disabilità e l’incoraggiamento verso i lati positivi che essa comporta, è chiara e sviluppata a pieno durante il corso della pellicola. I personaggi, anche i più cinici come Marlin, riescono a capire il valore della loro compagna, la particolarità che la perdita di memoria le ha portato, ovvero l’intraprendenza, il coraggio e un pizzico di follia. Oltre alla positività morale, non mancano le risate dalle citazioni degli altri film Pixar alle gag esilaranti che mantengono vivo il sorriso dello spettatore dall’inizio alla fine della pellicola.
Uno dei punti più critici di “Alla ricerca di Dory“ è invece lo sviluppo dei personaggi e in particolare quello della protagonista. Sebbene tutti quelli che la circondano cambino atteggiamento, maturino delle qualità e una sorta di consapevolezza nel corso della pellicola, Dory resta immutata. E’ quasi del tutto assente l’arco di trasformazione del personaggio, quello che ci fa provare autentica empatia nei confronti dei nostri eroi. Nonostante Dory affronti mille peripezie e attraversi gli oceani, il suo spessore rimane al livello del film precedente, mentre avrebbe dovuto approfondirsi essendo questa volta protagonista legittima della pellicola.
“Alla ricerca di Dory“ è un buon film, fa ridere, fa piangere, fa intenerire e lancia un messaggio molto positivo. Come sempre in casa Pixar i sequel sono deboli rispetto ai loro predecessori, eccezion fatta per la saga di Toy Story, e faticano a soddisfare le aspettative. Da sempre lo studio ha firmato pellicole geniali, sfornando idee sorprendenti anno dopo anno e facendo dell’originalità il suo punto forte, come dimostra anche il delizioso cortometraggio che precede il film stesso. In un epoca dove i sequel e i remake sono d’obbligo, la Pixar si trova fuori posto, dimostrandosi capace di creare un ottima pellicola ma senza originalità.
Commento Finale - 75%
75%
Il film è ben fatto, ma questo è quasi scontato, trattandosi dello studio Pixar; la storia non è particolarmente innovativa, ma, qualche pecca di sceneggiatura a parte, funziona benissimo, sopratutto grazie all'esilarante umorismo che la arricchisce. Il regista continua a testa alta il percorso del prequel e mantiene un livello eccellente, che però non basta a superare quello che abbiamo già visto.