Mani Haghighi ci porta nei misteri irrisolti dell’Iran attraverso la storia di un detective, un geologo ed un ingegnere del suono che si imbattono in un misterioso caso da risolvere. A dragon arrives sovrappone costantemente più dimensioni: quella reale, quella onirica e quella allegorica donando un senso di mistero e di irrisolto all’opera.
In concorso al Festival di Berlino di quest’anno, A dragon arrives prende il via il 23 gennaio del 1965, giorno dopo l’attentato al primo ministro davanti al Parlamento, quando l’ispettore di polizia Babak Hafizi viene spedito presso un antico cimitero nel deserto, accanto al relitto di una barca utilizzato come prigione per gli esiliati. Uno dei prigionieri si è appena impiccato, cosa strana, considerato che la sua pena avrebbe avuto termine all’incirca sessanta giorni dopo. Il mistero sembra però legato proprio al luogo. Terremoti, strani rumori, qualcosa di inquietante vive lì.
Tre sono i momenti di cui il regista Mani Haghighi si serve per raccontare la sua storia: il primo momento, quello con cui lo spettatore viene introdotto al racconto, è successivo all’evento raccontato e trova il suo spazio nella sala interrogatori dove, attraverso i racconti che i protagonisti regalano al registratore, ci vengono mostrati, facendo un salto temporale al passato, i fatti accaduti. Il terzo momento, infine, arriva a quasi cinquant’anni dopo (in questo frangente il film acquista le fattezze di un documentario), quando il ritrovamento di una misteriosa valigetta di metallo potrebbe far arrivare i nuovi protagonisti alla verità che per anni è rimasta sepolta in un’isoletta sul Golfo Persico. Lo spettatore si trova, così, in balia dell’incertezza e del mistero sin da subito, portandolo ad immergersi nella narrazione e a chiedersi costantemente se quello che sta guardando è reale o è solo frutto della sua immaginazione.
Un thriller d’atmosfera, dunque, intriso di simbolismo e rimandi, oltre che strutturato in modo tale da lasciare spazio all’interpretazione, accentuata dalla musicale e dal montaggio che riescono a ricreare quel mix straniante che non dispiace.
Enigma non immediato, A dragon arrives, nonostante lasci aperte alcune questioni senza spiegarle, riesce a ricreare un’atmosfera di curiosità intorno all’indagine portata avanti da Hafizi ed i suoi due partner, un geologo ed un ingegnere del suono, conferendo all’opera un senso di mistero e di irrisolto.
Commento finale - 65%
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A dragon arrives
In concorso al Festival di Berlino di quest'anno, A dragon arrives sovrappone costantemente più dimensioni, quella reale, quella onirica e quella allegorica. Un thriller horror stratificato che, nonostante lasci aperte alcune questioni senza spiegarle, riesce a ricreare un'atmosfera di curiosità intorno all'indagine portata avanti da Hafizi ed i suoi due partner: un geologo ed un ingegnere del suono. Enigma non immediato, straniante.