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3 Generations – Una famiglia quasi perfetta – Recensione – Un film di Gaby Dellal

3 Generations – Una famiglia quasi perfetta è il primo film della sezione Alice nella Città che ha debuttato in apertura: una storia generazionale di cambiamenti e difficoltà, sorretto da un cast dirompente e da una sceneggiatura classicamente da manuale.

 3 Generations – Una famiglia quasi perfetta ha fatto il suo debutto nella cornice della Festa del Cinema di Roma 2016 inaugurando la sezione Alice nella Città: una storia declinata (quasi) tutta al femminile che mette in scena tre ritratti di donne diverse tra loro, ma accomunate da un grado di parentela forte, trattandosi di nonna, madre e figlia.

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La vita di Maggie (Naomie Watts), madre single newyorkese che vive rapporti nevrotici e complicati con gli uomini, e di sua madre Dolly (Susan Sarandon), lesbica che vive con la compagna Honey, è sconvolta dalla rivelazione di sua figlia Ramona (Elle Fanning): la sedicenne vorrebbe assecondare la sua “vera” natura, cambiando sesso e diventando così Ray, il ragazzo che ha sempre desiderato essere. Solo che per avviare le pratiche per il cambiamento di sesso – e la cura a base di testosterone – c’è bisogno della firma congiunta di entrambi i genitori. Peccato solo che suo padre Craig abbia fatto perdere le sue tracce da anni: alle tre donne spetta l’oneroso compito di ritrovarlo e di affrontare la realtà con tutte le sue conseguenze.

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Classico impianto da commedia indie, questo film diretto da Gaby Dellal si poggia sulla forza della tradizione, grazie ad una struttura narrativa che segue pedissequamente le lezioni dei manuali di sceneggiatura e i punti fissi rintracciabili in qualunque road movie; il tema scottante (la disforia di genere e il “viaggio” che vuole attraversare la sedicenne per diventare un ragazzo) viene annacquato nel politicamente corretto e nella normalità di una caotica famiglia nevrotica e progressista di New York City; i ritratti femminili che sarebbero potuti emergere dalla storia finiscono per essere, piuttosto, più simili ad edulcorate icone bidimensionali di donne: la madre nevrotica che ha difficoltà a lasciarsi alle spalle il passato e ad affrontare il distacco e le sue ombre; la nonna emancipata tipicamente sessantottina, libertaria, indipendente e risoluta e infine la ragazzina determinata a voler diventare qualcosa di diverso, pronta a voler sbocciare come una crisalide assumendo, in modo definitivo, la splendida forma di farfalla che più si avvicina al suo Io interiore.

Questa commedia indie è soprattutto un on the road perché descrive un viaggio dal duplice valore: sia fisico (il corpo di Ray, ma anche gli spostamenti compiuti da NYC verso la casa dove abita Craig) che spirituale, che porterà ad un cambiamento radicale per tutti i protagonisti coinvolti in 3 Generations – Una famiglia quasi perfetta.

Regia: Gaby Dellal Con: Elle Fanning, Naomi Watts, Susan Sarandon, Tate Donovan, Maria Dizzia, Sam Trammell, Linda Emond Anno: 2015 Durata:  87 Min Paese: USA Distribuzione: Videa
3 Generations – Una famiglia quasi perfetta è il primo film della sezione Alice nella Città che ha debuttato in apertura: una storia generazionale di cambiamenti e difficoltà, sorretto da un cast dirompente e da una sceneggiatura classicamente da manuale.  3 Generations – Una famiglia quasi perfetta ha fatto il suo debutto nella cornice della Festa del Cinema di Roma 2016 inaugurando la sezione Alice nella Città: una storia declinata (quasi) tutta al femminile che mette in scena tre ritratti di donne diverse tra loro, ma accomunate da un grado di parentela forte, trattandosi di nonna, madre e figlia. La…
Commento Finale - 57%

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Classico impianto da commedia indie, questo film diretto da Gaby Dellal si poggia sulla forza della tradizione, grazie ad una struttura narrativa che segue pedissequamente le lezioni dei manuali di sceneggiatura e i punti fissi rintracciabili in qualunque road movie; il tema scottante (la disforia di genere e il “viaggio” che vuole attraversare la sedicenne per diventare un ragazzo) viene annacquato nel politicamente corretto e nella normalità di una caotica famiglia nevrotica e progressista di New York City; i ritratti femminili che sarebbero potuti emergere dalla storia finiscono per essere, piuttosto, più simili ad edulcorate icone bidimensionali di donne. Questa commedia indie è soprattutto un on the road perché descrive un viaggio dal duplice valore: sia fisico che spirituale e che porterà ad un cambiamento radicale per tutti i protagonisti coinvolti.

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About Ludovica Ottaviani

Ex bambina prodigio come Shirley Temple, col tempo si è guastata con la crescita e ha perso i boccoli biondi, sostituiti dall'immancabile pixie/ bob alternativo castano rossiccio. Classe 1991, da più di una decina d’anni si diverte a scrivere e ad imbrattare sudate carte. Si infiltra nel mondo della stampa online nel 2011, cominciando a fare ciò che ama di più: parlare di cinema e assistere ai buffet delle anteprime. Passa senza sosta dal cinema, al teatro, alla narrativa. Logorroica, cinica ed ironica, continuerà a fare danni, almeno finché non si ritirerà su uno sperduto atollo della Florida a pescare aragoste, bere rum e fumare sigari come Hemingway, magari in compagnia di Tom Hiddleston, Michael Fassbender e Jake Gyllenhaal.

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