Greg McLean, regista e autore di tutti e 2 i capitoli, prende come spunto il cinema americano e lo sfoltisce di tutto il superfluo, capendo esattamente che l’iconografia di un personaggio fa cassa esattamente come la storia, forse anche di più e l’ abilità di non eccedere catapulta questo giovane regista australiano nell’elite degli autori che hanno fatto la storia di questo genere. Da tempo ormai, questo tipo di pellicole, soffrono indelebilmente della sindrome dei cliché che anche in questo caso purtroppo non mancano. Sono tuttavia le ambientazioni ad offrire le sorprese più interessanti, paesi al di fuori dal cinema americano, che sono privi dei loro stereotipi.
Partendo da una trama semplicissima, con un cambio di rotta a metà film, Wolf Creek 2 ha l’ intelligenza di prendere tutto quello che rende un horror scialbo inutile, e buttarlo via. Il vantaggio del film è quello di non prendersi mai sul serio, molto spesso può essere un arma a doppio taglio, questo permette di assorbire il film con leggerezza ma senza ignorarlo. I 107 minuti offerti dalla pellicola sono politici come non mai in cui abbondano punzecchiatine: dall’intolleranza all’immigrazione, dalla superiorità all’isolamento. Tutti temi caldi portati all’eccesso, vengono spiattellati senza se e senza ma con l’ intelligenza di chi ha capito e imparato molto da quel tipo di cinema che ormai sta sparendo, quello stesso cinema che attraverso personaggi sopra le righe, come Mick Taylor, portavano all’attenzione argomenti interessanti.
Nell’opera sono presenti delle scene che sono destinate a diventare cult, una tra queste è sicuramente l’originale inseguimento con tanto di canguri, geniale! Fino ad arrivare ad un epilogo che omaggia un altro icona dell’horror moderno come Hostel, che purtroppo non funziona benissimo perché troppo teatrale ed eccessivo nella sua rappresentazione ma è di sicuro impatto. Molto interessante anche una piccola incursione di quello potrebbe sembrare uno zombie, in realtà non è che un prigioniero intrappolato in un sotterraneo, altra piccola trovata che non si può non apprezzare.
Da vedere assolutamente per capire come il cinema Australiano si stia evolvendo e come l’ intelligenza può portare il genere ad un livello superiore.
Distribuito da Medusa, il tintinnio delle catene sul camion di Mick Taylor vi aspetta dal 1o Giugno al cinema.
https://www.youtube.com/watch?v=OJ-D7Gr2BIs