Dopo il fallimentare “Le Forze del destino”, nonostante il cast, il regista danese Thomas Vinterberg torna alla produzione americana attraverso l’adattamento di un grande classico della letteratura, scritto da Thomas Hardy, nel 1872 dal quale eredita oltre alla storia anche un impostazione drammaturgica che sfocia troppo spesso nel classicismo.
“Via dalla pazza folla” è un dramma sentimentale vecchio stampo molto vicino al kolossal hollywoodiano dei bei tempi con una storia d’amore tanto romantica quanto lontana anni luce dalla pochezza sentimentale dei nostri giorni. Con l’aiuto di un grande cast, Vinterberg, mette in scena un adattamento riuscito dell’opera letteraria dalla quale attinge con solerte fedeltà per tratteggiare i temi della lussuria, del rifiuto d’amore vissuto come una condanna e sul come sia difficile per la mente femminile scegliere un marito. Una ricostruzione controllata e misurata che si dimentica completamente di tratteggiare con maggior dedizione la povertà vissuta dal reale protagonista della storia.
Tecnicamente impeccabile, “Via dalla pazza folla” è un’opera rovinata e messa al bando dai suoi stessi stereotipi con i quali oscura totalmente anni di lotte per l’indipendenza femminile, in favore di una donna ricca di buoni propositi tuttavia fragile e contraddittoria nelle sue scelte.
Il risultato è un dramma sentimentale dal respiro classico ben diretto ed interpretato che non spicca oltre i limiti di un prodotto convenzionale. Quando il classicismo diventa stucchevole e limitativo.