Alla ricerca di una nuova gallina dalle uova d’oro, come per la saga di Paranormal Activity, Jason Blum e la sua Blumhouse Productions, producono l’ennesimo progetto low-budget che in questa occasione si spinge fino ai limiti del found footage (il falso documentario), attraverso una variazione del tema per un film completamente ripreso dallo schermo del Macbook Air di uno dei giovani protagonisti del film.
Il regista russo Levan Gabriadze, al suo esordio in lingua inglese, non si distingue per la tecnica registica e svolge sufficientemente bene il ruolo che gli è stato affidato. Come già detto precedentemente del resto, Unfriended, è caratterizzato da una struttura narrativa che si sviluppa totalmente attraverso lo schermo del monitor nel quale prende forma la tragicomica chat mortale vissuta dai protagonisti.
Lodevole sotto il punto di vista del coraggio e della rappresentazione della decadenza sociale delle nuove generazioni, Unfriended, fallisce completamente il suo obbiettivo di spaventare e scioccare lo spettatore. Malgrado le scene più violente siano realizzate sufficientemente bene la pellicola non regala un minimo di angoscia e tensione.
Sarà per l’incipit narrativo scontato, per la banalità dei dialoghi o per le mediocri interpretazioni dei protagonisti, il nuovo progetto della Blumhouse Productions non decolla e finisce per naufragare dopo i primi venti minuti.