L’autore svedese Roy Anderson con Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza si è aggiudicato il Leone d’oro alla 71a mostra di Venezia chiude la trilogia iniziata con Canzoni del secondo piano (Premio della giuria al Festival di Cannes nel 2000) e proseguita con You, the Living nel 2007. Un regista anomalo, Roy Andersson, con appena cinque lungometraggi in 44 anni di attività. Che qui in modo ancor più ironico e surreale torna a raccontarci il mondo alla sua maniera. I suoi personaggi sono figure solitarie, parlano poco o nulla, hanno la stessa cera di un morto e sprigionano una comicità che nasce a contrasto della loro imperturbabilità di fronte al nulla dell’esistenza. A riprenderli una macchina da presa quasi sempre statica, una serie di piani sequenza per lo più a inquadratura fissa che dividono la pellicola in tanti micro-quadri in cui vengono riesumati i due protagonisti, moderni Stanlio e Ollio riscritti da Beckett. Primo film in digitale per Andersson, e grande lavoro alla fotografia di Istvàn Borbàs. Memorabile la sequenza nella taverna Lotta la zoppa di Göteborg.
