Basato sull’omonimo romanzo scritto da Andrew Anastasios, pubblicato in Italia da Edizioni Piemme, il film come il libro è ispirato ad una storia realmente accaduta circa cento anni prima raccontata in una lettera in cui si narra lo sbarco di un vecchio australiano arrivato a Gallipoli (Turchia) per cercare la tomba del figlio.
Attraverso un frullato di generi che vanno dal dramma emotivo al canonico film di guerra, la pellicola fatica ad accendere l’interesse dello spettatore per una serie di scelte poco felici e troppo legate alla simbologia spicciola espressa dal suo protagonista. La crociata poco disperata di un padre alla ricerca dei corpi dei propri figli non convince, così come sono poco efficaci i suoi misteriosi poteri divinatori. Il film tuttavia nasconde dentro di sé il carisma e la forza per convincere gli spettatori meno pretenziosi e che troveranno nel protagonista i sacri valori della famiglia e dell’amore. Diretto in modo solido e convincente dall’attore australiano, offre una bellissima ambientazione turca e continui omaggi a Lawrence d’Arabia e ad altri grandi classici. Troppo poco per essere promosso completamente.