Ispirato al pluripremiato libro inchiesta Seven Deadly Sins di David Walsh, The Program racconta l’ascesa fulminea e la drammatica caduta del sette volte campione del Tour de France, Lance Armstrong, e di David Walsh, il giornalista che ha rivelato a tutti l’oscuro mondo e i retroscena del ciclismo.
Incentrato soprattutto su due personaggi Lance Armstrong e David Walsh, le cui vicende vengono seguite quasi in parallelo, The Program evidenzia soprattutto dettagli che ci permettono di vedere ciò che Armstrong aveva, così brillantemente, nascosto: le iniezioni, il bullismo verso i suoi compagni di squadra, le sacche di sangue, la fede fortissima nelle proprie bugie. Ed è questa razionalizzazione che rende, in qualche modo, una storia così singolare facilmente riconoscibile. Stephen Frears, maestro del cinema inglese e reduce da altri film basati su storie realmente accadute, come l’ottimo Philomena, “abbandona” ben presto la storia di Lance Armstrong per farne un film denuncia, dai valori universali, dove importanti diventano i confini tra verità e bugia, la truffa, il silenzio interessato e omertoso di chi l’ha coperta, la lotta di chi ha lottato invano per smascherarla.
Ben Foster interpreta Armstrong e lo fa brillantemente. A costituire il cuore pulsante del film è proprio l’attore che offre una performance di ammirevole intensità, in grado di restituire il carisma di Armstrong, ma anche e soprattutto la cieca determinazione, l’ambiguità e l’arroganza: quell’arroganza che, anno dopo anno, sarebbe sfociata nella superbia di un campione che si riteneva al di sopra dei codici morali e della legge sportiva.
Il film eccelle soprattutto nell’esaminare come ci si senta ad essere in grado di accettare la sconfitta, anche quando è stata una vittoria mal acquisita. E a prendercela con noi stessi, pubblico credulone. Gli indizi erano lì tutti insieme, ma noi non volevamo crederci. Sapevamo che era troppo bello per essere vero, ma abbiamo voluto chiudere gli occhi anche se la verità si stava nascondendo proprio in bella vista e in una “maglia gialla”.
The Program, nella sua linearità e fluidità, è un lavoro pulito, diligente, ma dallo sviluppo forse troppo documentaristico, con una canonica cronistoria dei successi sportivi di Armstrong. Ciò che non viene mai approfondita è la motivazione psicologica, ciò che ha spinto davvero Armostrong a comportarsi in questo modo. Fears non conferisce ulteriori sfumature né al campione bugiardo, né agli altri personaggi in gioco, non è interessato nemmeno alla sua vita privata (Armstrong incontra e sposa sua moglie in 30 secondi netti, lei poi scompare). Il suo intento è, chiaramente, evidenziare la cultura che si nascondeva dietro al finto campione e come tutti siano stati complici di una grande bugia.