Uscirà nelle sale, in 250 copie, l’8 Ottobre, The Program, la vera storia dell’ascesa e della caduta di uno dei più celebri e controversi uomini della storia: Lance Armstrong, campione di fama mondiale del Tour de France. Abbiamo incontrato all’Hotel Bernini, nel centro storico di Roma, in occasione dell’uscita prossima del film, il regista Stephen Frears (The Queen, Philomena) e l’attore protagonista Ben Foster.
Conosceva il mondo del ciclismo e il sottobosco inerente a questo sport prima di girare il film?
“Non ne sapevo nulla, praticamente pochissimo. Purtroppo però leggo i quotidiani e quindi tutto ciò che so lo imparo dai giornali. Ho letto il libro di Tylor Hamilton, che era in squadra con Armstrong, che si è dopato con lui e che ha scritto un libro. Ho trovato interessante la storia di un tizio che per sette anni ha rubato il titolo del Tour de France.”
Per Frears: Ha provato ad avvicinato Lance Armstrong? Poteva essere interessante sentire dalla voce del protagonista le motivazioni che l’hanno spinto a comportarsi così e se ha visto il film. Per Foster: E’ vero che si è dopato per fare questo ruolo? Che effetto fa?
Frears: “Non so se Armstrong ha visto il film. E non ho provato a contattarlo perchè tanto lui dice solo bugie. Da quello che so di lui, è una persona che tende molto a controllare le cose e le persone quindi in base a questo credo che non avrebbe assolutamente gradito che il film venisse fuori nel modo in cui è venuto fuori. Quindi non avevo nessuna intenzione di contattarlo.”
Foster: “Devo dire che contro i desideri di Frears io invece ho cercato di contattarlo, per me era importante raccogliere più informazioni possibili, ho cercato di parlare con Lance Armstrong ma lui non ne ha voluto proprio sapere di parlare con me. Per quanto riguarda il doping si, ho avuto 6 settimane per prepararmi a questo film, c’era molto da apprendere, gli aspetti legati alla nutrizione e come cercare di assomigliare a lui. Ho fatto un programma di doping monitorato attentamente dai medici, per capire meglio cosa dovevo andare ad interpretare.”
L’estraneità di Mister Frears al mondo del ciclismo, credo sia la testimonianza di un film che vuole ampliare il discorso e parlare di un mondo in cui tutti fanno finta di essere qualcos’altro. E’ corretta questa impressione?
“Ieri ero a Zurigo, e mi pare che li ci sia Blatter, leggi poi di questi casi tremendi, una corruzione enorme, sembra quasi un romanzo eppure è la realtà nonostante la portata di questo reato. Ma voi siete italiani e se non ricordo male gli italiani li facevano i film che parlavano di corruzione a questi livelli. Francesco Rosi con Salvatore Giuliano. Io ho imparato tutto dagli italiani, questa cosa l’ho imparata a fare dagli italiani”
Armstrong è un eroe macchiavellico. Come riesce a figurarlo come personaggio?
“Mi scuso non ho mai letto il Principe di Macchiavelli. Non avendolo letto in realtà non lo so, voi mi sembrate più esperti dell’argomento. Devo dire che Lance Armstrong era estremamente intelligente e al contempo era estremamente stupido. Entrambe le cose. E’ riuscito ad avere entrambe le anime: è riuscito a sopravvivere al cancro, faceva tutte queste attività di beneficenza, si impegnava in questo settore, poi però faceva anche l’altra parte, faceva il resto. Macchiavelli ha scritto di persone buone e cattive al tempo stesso? Non credo.”
Ho letto una frase di Lance Armstrong che diceva “eravamo tutti allo stesso livello, contava solo chi aveva più voglia di vincere”. Facendo riferimento al clima di omertà che regnava nel ciclismo, quanto più che di Lance Armstrong si voglia parlare più di omertà in generale e di questa bugia che era condivisa da tutti.
“E’ vero, questa omertà esisteva. C’era ed era diffusa. Avete mai sentito parlare di Mafia per caso?”
Per Foster: Essendo Armstrong un personaggio così negativo, ha avuto delle difficoltà soprattutto morali nell’interpretare questo ruolo?
“Non sono del tutto d’accordo con quello che dice lei. Bisogna anche ricordarsi del periodo storico in cui gareggiava Armstrong, 18 corridori e di questi era pulito solo uno. Mentivano tutti, erano tutti bugiardi, erano tutti personaggi oscuri. Ho nei suoi riguardi sentimenti contrastanti: ha raccolto più di mezzo milione di dollari per la lotta contro il cancro e penso che questo lo abbia fatto dalla parte sincera del suo cuore. Quindi non tutto quello che ha fatto era negativo e non si è nemmeno nascosto dietro questo. Io credo che, nel film ci sia un atto di accusa non contro una sola persona, ma contro una cultura. Siamo stati noi a creare Lance Armstrong.”
Nel film vediamo Lance Armstrong soprattutto nella sua vita da ciclista e in relazione ai colleghi ma della sua vita privata non sappiamo niente, vediamo la moglie solo una volta. Era questo il suo intento?
“Si, ero interessato a capire e a raccontare cosa accadesse nello sport e come si mascherassero le bugie che gli atleti raccontavano. Non ero interessato alla vita privata di Armstrong. Il mio intento era di fare una crime story”
Prima Foster ha detto che Frears ha voluto fare un film sulla cultura dominante di quegli anni e dell’omertà che regnava. E’ davvero così? Perché apparteniamo tutti ad una cultura ma non tutti siamo il lato oscuro della cultura che ci ha generato.
“In realtà se adesso parli con i corridoi loro definiscono quel periodo un periodo brutto, un periodo nero. E’ una cosa complicata cercare le motivazioni psicologiche a tutto questo. Orson Wells diceva non tutto si può condurre ad una motivazione psicologica. Possiamo dire che la tentazione si è frapposta sul suo cammino? Non lo so, sicuramente lui questo tipo di reato lo ha preso, lo ha abbracciato e lo ha portato avanti, uno può soltanto ipotizzare le motivazioni, senza avere la certezza.”
La sua filmografia e la grande libertà con cui lei sceglie i soggetti dei suoi film e ci stupisce passando dagli argomenti più vari alle sensibilità più variegate: è tipico del suo modo di fare? Adesso a cosa sta lavorando?
“Ho appena finito, ho quasi completato un altro film che parla del peggior cantante mai esibitosi al Comedy hall, niente a che fare quindi con il ciclismo. Quanto alla mia carriera ho questa grande fortuna, perchè non mi sono mai considerato autore.
C’è qualcosa che unisce Muhammad Ali e Lance Armstrong?
“Muhammad Ali è stato fantastico, è stato un grande, uno che ha detto la verità al contrario di Lance Armstrong è stato uno che non ha detto bugie e per me, per le persone della mia generazione e della mia età è stato una fantastica figura.”
Dopo Muhammad Ali, Lance Armstrong e gli altri due film che usciranno, lei sarà al quarto film di seguito su un personaggio reale. E’ un caso o li trova più interessanti della finzione?
“Ottima domanda, tranne che non saprei come rispondere. Se guardi le pagine dei quotidiani c’è politica, c’è sport, c’è intrattenimento, forse viene da li. Se racconti una storia basata su qualcosa di reale il pubblico riesce a empatizzare di più, questo quindi mi porta ad ipotizzare che Cary Grant e Audrey Hepburn non avrebbero carriera oggi il che è alquanto triste da ipotizzare. Oggi però la stragrande maggioranza delle storie raccontante nei film sono tratte da storie vere e anch’io sono colpevole.”