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The Iceman di Ariel Vromen – Recensione Film

The Iceman è un bel film, uscito con qualche anno di colpevole ritardo nel Belpaese, ma a questo siamo abituati da una vita e qualche cosa in più. Presentato, fuori concorso, al festival del cinema di Venezia del 2012, racconta la storia del killer della mala americana Richard Kuklinski, efferato ed efficiente assassino ed, al contempo, amorevole padre e marito di una apparentemente perfetta famigliola (e ci credo, se tua moglie è Winona Ryder la vita ti sorride ogni giorno!!).

Di origine polacca, riservato e con un passato familiare costellato di abusi e disagi, Richard Kuklinski è un uomo che sbarca il lunario riversando su pellicola film porno prodotti e distribuiti dalla mafia. Ha un paio di amici fidati con cui è cresciuto e corteggia una ragazza che poi diventerà sua moglie. E’ però anche una persona fredda al limite della dissociazione, è vendicativo e soggetto a scatti di violenza incontrollabile da chiunque tranne che da lui stesso. Queste sue doti non passano certo inosservate al suo datore di lavoro, il mafioso Roy Demeo (un ottimo Ray Liotta), che decide di promuoverlo sul campo: da distributore di onanismo su celluloide ad assassino su commissione. La spirale di violenza in cui Richard precipiterà ne farà uno dei più prolifici distributori di cadaveri della storia a stelle e strisce, mentre i vicini lo credevano un rispettabile uomo d’affari (do you remember ‘salutava sempre quando portavo fuori il cane’?) e la famiglia faceva finta di non capire che uomo fosse in realtà. Specialità della casa, nata dalla società con un altro killer su commissione, Robert Pronge, era il congelamento dei corpi, metodo per non far capire a nessuno l’esatto momento della dipartita….

Di Ariel Vroman, regista israeliano sulla quarantina, ricordiamo poco o nulla, ma questo The Iceman è decisamente degno di menzione. Buon ritmo, ottimi attori, fotografia azzeccata e confezione di ottima fattura. Quello che poteva essere il lancio nel mondo dorato del cinema americano non ha ancora avuto un seguito degno di nota, ma il talento sembrerebbe esserci. La pellicola è un mafia-biopic di taglio classico, senza fronzoli di canonizzare nuovi metodi di racconto cinematografico, ma godibile e tecnicamente ben riuscito. Gran parte del merito va ad un attore che è ormai sulla cresta dell’onda: Michael Shannon nei panni di RIchard Kuklinski. Definitivamente lanciato nell’olimpo dei grandissimi dalla partecipazione a Boardwalk Empire, aveva offerto prove convincenti ogni volta in cui era chiamato in causa: My Son My Son, what have you done? di Herzog, il bellissimo Mud, L’uomo d’acciaio di Zach Snyder ed una miriadi di altri film realizzati negli ultimi 20 anni e rotti. Cinico, spietato, sguardo da pazzo calcolatore, perfetto nel portare sullo schermo la dicotomia d’un uomo dalla doppia vita, al limite della schizofrenia. Da applausi. Bravissimo anche Ray Liotta, ormai prigioniero del doppio ruolo: o guardia o ladro, ma preferibilmente ladro, visto che la cosa gli riesce molto bene dai tempi di The Goddfellas. Cammeo per James Franco, che avrebbe dovuto rivestire un ruolo più importante, ma per altri impegni professionali fu poi rilegato ad una particina, così come bravo nei pochi minuti a disposizione è anche David Schwimmer (Ross di Friends) nei panni d’un mafioso di mezza tacca. Menzione a parte per Chris ‘Capitan AMerica’ Evans: nel ruolo del socio in omicidi di Kuklinski sarebbe anche bravo, ma il look con vistosa parrucca sfoggiato per buona parte del film tende a penalizzarne l’interpretazione agli occhi dello spettatore disattento. Veniamo ora alla luce dei miei occhi, la mia attrice preferita, il mio canone di donna: Winona Ryder nei panni della Signora Kuklinski. E’ come il buon vino: invecchia e diventa sempre più radiosa, ed anche se come doti recitative non mi ha mai del tutto convinto, non riesco a fare a meno di guardare ogni film in cui lei reciti. Brava. Piccola apparizione anche per Sthephen Dorff nei panni di Kuklinski Jr. .

Potremmo definire The Iceman il classico film d’attori, in cui la bravura del demiurgo è quella di riuscire a ritagliare su misura il film per i propri protagonisti. In questo caso Vorman si dimostra sarto ineccepibile, cucendo un vestito su misura perfetto per Michael Shannon, che esce come il vero vincitore morale di tutta l’opera. Una regia mai sopra le righe, utile a valorizzare l’estasi interpretativa non è cosa da tutti, bisogna mettersi in secondo piano rispetto al proprio attore e non tutti i registi posseggono questa dote. Il sangue c’è, ma non disturba, la violenza è efferata, ma mai eccessivamente mostrata per creare scandalo e ribrezzo. E’ una cronaca romanzata, avvincente e mai noiosa della storia d’un personaggio che ha fatto la storia della cronaca nera americana.  Da non perdere se amate mafia movie, thriller, atmosfere anni 70 ed 80 legate alla malavita newyorkese ed un po’ d’azione vi mette sempre di buonumore.

Promosso.

About Davide Villa

Più di trenta e meno di quaranta. Ama: Il punk Rock, l'as Roma, Tarantino, Maurizio Merli, Stallone, Schwartzy, Indiana Jones, Spielberg, Lenzi, Leone, John Milius e gli action movie. Odia: la juve, le camicie nere, Servillo, Lynch e Lars Von Trier. Film preferiti: Giù la testa, Bastardi senza gloria, Troppo forte, Compagni di scuola, Milano Calibro nove. Doti innate: la modestia, l'eleganza e la sobrietà. Difetti: pochi e di scarsa importanza.

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