Dopo quasi 35 anni, il 23 e il 24 novembre, in circa 200 copie distribuite da Microcinema, torna nelle sale, nella versione restaurata dalla Cineteca Nazionale del Centro sperimentale di Cinematografia, Ricomincio da tre (1981), strepitosa opera prima di Massimo Troisi, film sperimentale per quel tempo, con degli attori semisconosciuti e che invece oggi è divenuto un classico.
“Poter fare vivere le emozioni del cinema di Troisi sul grande schermo a chi allora non c’era”. E’ questo, per Lello Arena, il regalo offerto dal ritorno in sala del film che racconta una comicità sicuramente venata dello spirito napoletano di Troisi, con le sue pause e i silenzi e che scivola spesso nella malinconia, diventa surreale, spesso sfiora il paradosso. “Ricomincio da tre è rimasto nel cuore di tutti perché andava controcorrente ed era fatto con talento e poesia, Massimo si prendeva cura dei dettagli, delle piccole cose che invece fanno questo film grande”
Raramente un film riesce a conquistare il favore di pubblico e critica, soprattutto se si tratta di una commedia. Nel 1981 ci riuscì proprio Ricomincio da Tre che collezionò i premi più prestigiosi, incassò quasi 15 miliardi di lire in un periodo poco felice per il cinema italiano e raggiunse il record del film rimasto in sala più a lungo, 600 giorni. “Molti esercenti inizialmente temevano che il napoletano di Massimo non si capisse. Al cinema Apollo di Milano ho chiesto di tenerlo almeno cinque settimane garantendo l’incasso, ma non ce n’è stato bisogno, il film è esploso subito” così ricorda Fulvio Lucisano, che dopo aver visto la Smorfia a teatro aveva convinto l’attore, autore della sceneggiatura con Anna Pavignano a dirigere anche il film, della scommessa fatta e vinta a mani basse.
Il film è stato anche lo sfondo alla nascita dell’amicizia tra Massimo Troisi e Pino Daniele che scrisse le musiche per il film campione di incassi dando il via ad un sodalizio artistico che Lello Arena racconta così: “…ero stato mandato anche in esplorazione di un altro grande cantautore Edoardo Bennato, ma la cosa si è spenta lì perché tra Pino Daniele e Massimo era subito nata una profonda simpatia artistica e umana, una grande amicizia che passava attraverso le immagini e la musica. Purtroppo parliamo di persone che non ci sono più, ma che hanno reso questo mondo migliore”
Il film vive di immagini e battute ormai divenute patrimonio del nostro linguaggio giornaliero: esilarante la sequenza finale sulla scelta del nome del nascituro insieme ai monologhi di Gaetano come quello allo specchio sulla gelosia, agli scambi con Lello, come quello sul miracolo atteso dal padre di Gaetano che chiede a san Gennaro di ricostruirgli la mano perduta ma forse quella più celebre rimane quella di apertura: “Chell ch’è stato è stato…Basta, ricomincio da tre”“Da zero!”“Eh?”“Da zero, ricomincio da zero”“Nossignore, ricomincio da …cioè…tre cose me so’ riuscite dint’a vita, pecché aggià perdere pure chest? Aggia ricomincià da zero? Da tre!”.