Reversal – La fuga è solo l’inizio, è una prova ambiziosa per J.M. Cravioto, giovane regista messicano qui all’importante prova dell’opera seconda. Gli ingredienti del genere ci sono tutti, thriller, suspense, horror, efferata violenza, un macabro viaggio negli abissi delle menti disturbate dei protagonisti dove il confine tra vittima e carnefice viene riscritto ad ogni colpo di scena.
Eve (la convincente Tina Ivelev), cade in un vortice inesorabile di orrore quando viene rapita e seviziata dal suo folle carnefice che sembra però quasi una guida, una oscura sentinella che condurrà la giovane nel cuore del suo personale inferno, della sua voglia di vendetta: la paura, la confusione ed il dolore trasformano ben presto Eve nel carnefice di una strage a tratti illogica, da lei perpetuata anche contro chi dovrebbe salvare. La ragazza è posseduta dalla bestia, dal cuore di tenebra, dallo scatenarsi della natura più efferata del buio della coscienza. Il regista sceglie un film di genere per portare anche sullo schermo un importante tema sociale di drammatica cronaca quale il femminicidio e la tratta delle prostitute, riuscendo in parte a mantenere un buon equilibrio introspettivo tra la spettacolarizzazione della violenza ed il dramma della schiavitù e della sofferenza.
Fotograficamente vivido nel suo vestito dark e registicamente solido, il film trova la sua pecca più vistosa nell’impianto drammatico della narrazione e nell’arco di trasformazione dei personaggi che appaiono a tratti bidimensionali. Eve procede di location in location nel tentativo di salvare le ragazze catturare e costrette ad aberranti sevizie sessuali da un non precisato gruppo organizzato di ninfomani. Lo schema della storia si ripete un po’ meccanicamente senza gradi respiri ritmici di approfondimento emotivo nè climax o acmi catartici conclusivi che possano regalare allo spettatore l’esperienza più alta del dramma vissuto da Eve: la trama si accartoccia su se stessa dando una sensazione di non finito o aprendo la possibilità ad un possibile sequel. In bilico tra l’autorialità di un film di Fincher e un b-movie alla Hostel, Reversal rimane un film godibile ma mancante di quel mordente in più che lo avrebbe elevato a vette di eccellenza.