In uscita al cinema per un periodo limitato, disponibile in sala solo come evento speciale dal 24 al 26 agosto 2015, come tutti gli ultimi film dello Studio Ghibli, “Quando c’era Marnie”, arriva al cinema in Italia quasi in sordina in un periodo stagionale non proprio idilliaco per gli spettatori ancora con la mente in vacanza.
Tratto dall’omonimo romanzo di Joan G. Robinson l’ultimo film del prestigioso studio giapponese segna il ritorno al cinema del regista Hiromasa Yonebayashi, già apprezzato con il dolcissimo “Arrietty” (2010) campione d’incassi in patria, e passerà purtroppo alla storia, almeno per il momento, come l’ultimo lungometraggio animato di questa mai troppo lodata fabbrica di sogni e sentimenti animati.
Come per la maggior parte dei lavori dello Studio Ghibli, troviamo i protagonisti all’interno di un circuito emotivo di emozioni profonde con momenti depressivi e slanci di felicità quasi spiazzanti. La narrazione di “Quando c’era Marnie” oscilla amabilmente tra gli stati depressivi della protagonista, si sente abbandonata e non voluta, e il suo incontro con una misteriosa bambina con la quale inizia un rapporto d’amicizia talmente bizzarro e imprevedibile da lasciar pensare ad un ipotetica storia d’amore, tanto è forte l’alchimia che le attrae e le lega indissolubilmente. Il finale, per lunghi tratti imprevedibile, lascia in fine piacevolmente colpiti per la raffinatezza della rappresentazione del sentimento, dell’amicizia e della complicità.
L’Animazione figlia della vecchia scuola, disegnata a mano, è la rappresentazione di un mondo ricco di malinconia e meraviglie distese tra allucinazioni e realtà. “Omoide no Mānī”, titolo originale della pellicola, conquista l’anima attraverso uno spiccato utilizzo della sensibilità narrativa che propone un’avventura all’insegna dell’esplorazione dell’io e della propria emotività. Non sempre tutto è perfettamente amalgamato e si sente, forse anche per affetto, la mancanza del tocco nel progetto del maestro Hayao Miyazaki tuttavia lo stile e il cuore dello Studio è perfettamente presente e riconoscibile.
Delicato