Non sono un amante de remake, trovo che siano la forma più antipatica di fare cinema, del tutto commerciale, un tentativo malsano di rievocare in maniera del tutto fittizia tutte quelle emozioni che solo un film può lasciare. Nel corso degli anni sono stati prodotti una serie di remake, a dir poco catastrofici, prodotti tenti a rilanciare interi franchising mettendo in primo piano l’estetica, ormai diventata una forma di comunicazione che è andata a sostituire il contenuto, azzerando il più delle volte il valore critico dell’opera.
Ora è il turno di Poltergeist , prodotto da Sam Raimi e diretto da un coraggiosissimo Gil Kenan, (Monster House – Ember – il mistero della città di luce) che consapevole di non poter emulare il cult diretto da Tob Hooper, impone allo spettatore un vero e proprio restyling, attualizzando fino all’estremo, quella fortissima critica sociale presente nell’originale.
Consumismo, disoccupazione, responsabilità, media, social network,nuove generazioni. Questi sono solo alcuni dei temi trattati dal film, che usa il genere per descrivere società molto confuse che per paura o abbandono, cercano delle sicurezze in debolezze che altro non sono che la rovina primordiale di ogni essere vivente. Elementi che sembrano aiutare legami tra persone ma che altro non sono che illusioni vere e proprie, sviste che entrano in un nucleo famigliare con una naturalezza terrificante e che portano a capovolgere ruoli che invece dovrebbero essere bene saldi.
Infine la messa in scena con una lavoro sulla scenografia e sulla fotografia basata sul creare in ogni situazione un qualcosa di intimo e attinente al personaggio in scena. Ben 93 minuti che si discostano categoricamente dal banale horror buio che cerca di far saltare lo spettatore ogni tre secondi. Un chiaro ritorno alle origini alla ricerca della paura psicologica e non dell’effetto speciale.
Molto probabilmente se il film avrà successo la produzione metterà in cantiere un seguito. Magari perché no, uno spin-off dedicato al personaggio Carrigan Burke, qui interpretato da un simpaticissimo Jared Harris. Una noiosa abitudine che ormai il cinema americano ci costringe a subire in quasi ogni franchising.
Un remake da promuovere che attraverso un clima decisamente più leggero, una sceneggiatura calibrata e di un cast veramente azzeccato, spara a zero su tutti e tutto. Capace di mettere in scena una successione di punzecchiatine rivolte al nostro modo odierno di vivere e vedere il mondo.