Salito alla ribalta internazionale con “I Lunedì al Sole” (2002), il regista spagnolo Fernando León de Aranoa torna al cinema in Italia con “Perfect Day” a distanza di dieci anni dal riuscito “Princesas” (2005). Tra i film rivelazione dell’ultimo festival di Cannes, la sua ultima fatica firma il suo debutto in un film in lingua inglese dove si avvale di un cast ricco di stelle internazionali (Benicio del Toro, Tim Robbins, Mélanie Thierry e Olga Kurylenko) per raccontare in modo ironico e delirante gli orrori della guerra dei Balcani.
Con uno script che rimanda a classici senza tempo, “To Be Or Not To Be” di Ernst Lubitsch o M.A.S.H. di Robert Altman, e una struttura narrativa che ricorda molto da vicino le opere dei fratelli Coen, “Perfect Day”, descrive un gruppo di operatori umanitari nel difficile compito di mettere ordine al caos creato da una folle guerra. Ricostruzione ironica e malinconica di una brutta pagina della storia dell’uomo, raccontata attraverso l’espediente narrativo di una bizzarra ricerca di una corda per tirare fuori un pesante cadavere da un pozzo.
Una potente denuncia alla guerra affidata alla forza delle persone normali, capaci con il buonsenso di risolvere situazioni apparentemente irrisolvibili dagli ordini e dalla burocrazia. Un cast impeccabile dà vita ad un divertente ricerca che nonostante i limiti di una narrazione spesso imperfetta e frammentata, figlia di una sceneggiatura labirintica, riesce nel difficile tentativo di sottolineare gli orrori della guerra senza immergere lo spettatore nella violenza.
“Perfect Day” è una commedia claustrofobica nel suo incedere nella ricerca di soluzioni narrative sempre diverse. Così com’è claustrofobico il senso di frustrazione vissuto dai protagonisti alla ricerca di una via di fuga. Imperfetto e non originale nella sua messa in scena raggiunge comunque ottimamente il suo obbiettivo grazie all’intelligenza con la quale racconta l’importanza delle piccole cose.