Le sale cinematografiche riaprono i battenti il 27 Agosto con un film molto interessante e di ottima fattura: Partisan, thriller psicologico dal ritmo incalzante distribuito in Italia da I Wonder Pictures, nota per la distribuzione di importanti documentari.
Diretto da Ariel Kleiman , al suo esordio nel lungometraggio dopo una serie di pluripremiati corti, il film è ambientato quasi interamente all’interno della Comunità di donne e bambini guidata da Gregori, un carismatico ed ammaliante leader, una sorta di Pifferaio Magico che usa l’arma più potente che esista, la parola, con l’illusione di un’alternativa apparentemente idilliaca a un mondo che lui odia e dal quale vuole isolarsi, predicando la violenza. Gregori è magistralmente interpretato da un inedito Vincent Cassel, attore internazionale molto ricercato nell’ultimo anno, che riesce abilmente a diversificare i suoi personaggi e ad ambientarsi in ogni tipo di produzione.
Parte dei meriti di Partisan vanno al regista che grazie al suo stile scarno, secco e per nulla incline al fronzolo, riesca a mostrare l’assurdità di questo piccolo mondo attraverso un filtro stilistico realistico, scandendone i riti, i ritmi e spogliandolo, per quanto è possibile, di ogni elemento che ne suggerisca o amplifichi la straordinarietà. Kleiman cerca di imporre un freno narrativo alla storia, tutta giocata su un’eccessiva tensione sotterranea.
Partisan non è solo la storia di Gregori ma anche e soprattutto quella di Alexander – interpretato in modo impeccabile da un giovanissimo Jeremy Chabriel – un bambino molto maturo per la sua età, il prediletto di Gregori, attraverso i cui occhi disincantati la trama si costruisce. A dispetto dell’educazione ricevuta, Alex capisce l’importanza di un pensiero indipendente e si ribella regalandoci un interrogativo: è giusta una visione della vita come quella di Gregori? Isolare le problematiche e crescere in un mondo controllato o affrontare la vita vera?
E sul finale…. beh c’è da rimanere incollati alla poltrona.