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Padri e Figlie di Gabriele Muccino – Recensione Film

Tre anni dopo il criticatissimo Quello che so sull’amore, distrutto dalla critica Usa, autentico flop dal punto di vista degli incassi, Gabriele Muccino torna al cinema con Padri e Figlie (Fathers & Doughters), un toccante e commovente ritratto di padre e figlia delineato nell’arco di 30 anni.

Il padre in questione è “il gladiatore” Russell Crowe, nei panni dello scrittore, premio Pulitzer, Jack Davis che combatte contro una malattia mentale debilitante e che cerca di crescere al suo meglio la sua piccola Katie (interpretata nella versione bambina da una sorprendente Kylie Rogers, giovanissima protagonista dello show ABC, The Wispers), il suo più grande amore. 25 anni dopo, Katie è una giovane donna, studentessa di psicologia che vuole dedicarsi all’assistenza di bambini con turbe e traumi della psiche. A darle anima, voce e cuore è una potente Amanda Seyfried che, nonostante il comportamento autodistruttivo del suo personaggio, una donna che ha paura di amare e preferisce non provare niente usando gli uomini come distrazione, riesce a portare a casa una performance molto convincente ed empatica.

Muovendosi su due piani temporali differenti, Padri e Figlie procede in modo lineare e rigoroso nonostante i continui flash back e flash forward e sviluppando la progressione esteriore e interiore della storia. C’è tutto il cinema di Gabriele Muccino in questo Padri e Figlie: la ragazza che insegue il suo sogno, la ricerca della felicità, l’ansimare dei personaggi in difficoltà, lo strazio genitoriale nel promettere ai propri figli ciò che non si è certi di poter mantenere, l’abbandono, i ricordi di canzoni che riportano alla mente momenti indelebili (trova spazio anche un cameo di una canzone inedita di Jovanotti in una scena importante del film) e i sentimenti più viscerali raccontati dalla cinepresa a spalla che insegue i suoi attori e lunghi e complessi piani-sequenza con cui immortalare e indagare i sentimenti più autentici dei personaggi.

Ne risulta un film complesso, stratificato, riuscendo ad arrivare in una zona emotiva che non è calcolata. Un’opera sincera che parla al cuore di coloro che vivono l’amore o hanno paura di viverlo fino in fondo pur di non soffrire. Padri e Figlie parla di crescita: siamo il risultato di ciò che abbiamo vissuto da piccoli ma anche di ciò che la nostra natura e istinto ci porta ad essere. E’ così che diveniamo adulti. Il film è un inno alla vita e a viverla in pieno senza timore. Interessante l’ultima scena che chiude il cerchio emotivo della storia in campo lungo, rinunciando al primo piano che il regista avrebbe usato in passato.

Leggi il nostro incontro con il regista Gabriele Muccino.

About Federica Rizzo

Campana doc, si laurea in Scienze delle Comunicazioni all'Università degli Studi di Salerno. Web & Social Media Marketer, appassionata di cinema, serie tv e tv, entra a far parte della famiglia DarumaView l'anno scorso e ancora resiste. Internauta curiosa e disperata, giocatrice di Pallavolo in pensione, spera sempre di fare con passione ciò che ama e di amare follemente ciò che fa.

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