Autore di Mille bolle blu, folgorante esordio che gli valse il David di Donatello come miglior regista esordiente nel ’94 e Camerieri (1995), Leone Pompucci, dopo una serie di successi televisivi, torna in sala con Leone nel basilico, un’opera sospesa, a tratti visionaria, ricca di suggestioni oniriche.
In un viaggio che attraversa temi quali l’amore, la solitudine, la verità e l’emarginazione, il regista Leone Pompucci impronta una visione quasi poetica della vita, a tratti delicata e a tratti inflessibile raccontando questa storia, tra il favolistico e l’irreale, di due vite, una che va a tramontare e una che sorge, che vanno ad incontrarsi in un gioco delle parti in cui vita e morte si intrecciano beffarde. L’opera è piena di riferimenti simbolici e metaforici: il piccolo protagonista Leone è un novello “Bambin Gesù” che rappresenta la purezza che abbiamo perso, diviene il riscatto di un’anziana “Madonna” sbilenca, clownesca, sbagliata e arida, interpretata fantasticamente da Ida Di Benedetto, la cui vita ormai sull’orlo del baratro le viene cambiata da “un arcangelo” Giulietta (Catrinel Marlon), madre naturale di Leone che le affida il bambino.
Ad aumentare l’atmosfera da favola ci pensa la fotografia con colori che virano, in alcune scene, al pastello evidenziando la volontà di raccontare una storia semplice e potente al tempo stesso, buffa e drammatica piena di contraddizioni ed imprevedibilità come è la nostra vita. Un film, dunque, sulla decadenza dei nostri tempi, sull’egoismo e l’orgoglio che spesso minano i rapporti familiari, in primis quello genitori/figli. Ma anche un’opera sulla vita che scorre e che va ripensata e “aggiustata” finche siamo in tempo, perché solo l’amore può affermarsi su tutto.
Leone nel basilico dunque può essere intesa come una favola sacra in cui spicca la figura salvifica del bambino, in un finale circense/sacro in cui non c’è un reale lieto fine, ma la morte, in questo caso serena e finalmente meritata, in una storia di redenzione in cui i protagonisti riescono a salvare le loro rispettive vite dall’orlo del baratro grazie al potere invisibile e magico dell’amore.
II film involontariamente si è rivelato una bella fiaba di Natale e vi consiglio questa recensione che ho trovato molto bella, con un punto di vista davvero interessante!
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