Per quanto si possa apprezzare la voglia del regista Augusto Zucchi la pellicola non ha molto da offrire al genere “thriller”. Prima di analizzare il tutto però c’ è da fare un appunto doveroso, Rocco Papaleo, nota figura del cinema italiano non smette mai di stupire, la sua forza comunicativa è sbalorditiva, e le parti nel film dove la sua espressività si fonde con quella del compianto Alighiero Noschese (altro punto forte della pellicola) sono puro intrattenimento.
Facciamo un passo indietro, per i pochi di voi che non sapessero chi è il precedentemente citato Alighiero Noschese, la precisazione è d’ obbligo, stiamo parlando di una delle figure più interessanti della televisione italiana dagli anni 50 circa, per per poi arrivare alla sua sua controversa scomparsa il 3 Gennaio nel 1979 per suicidio. Imitatore di grandissimo talento, Noschese aveva la capacità di appropriasi di qualsiasi voce ascoltasse. Anche per qualche secondo, e qui torniamo al film. Quanti sono i modi in cui un imitatore può essere utile? un immensità.
L’opera nasce da spunto interessantissimo legato alla figura della voce e dei modi in cui si può usare per manipolare il prossimo, ma purtroppo la messa in scena non è sufficiente a reggere l’ intera storia, i punti sono tre, il primo riguarda le troppe sviste tecniche che saltano all’occhio, e che purtroppo impediscono allo spettatore di seguire attentamente la storia. Il secondo è legato ad un tono drammatico che si cerca di creare ma che non funziona e che a volte porta sopra le righe le varie situazioni che si cerano durante la storia. Per ultimo ma non meno importante, un colpo di scena che suona un pò forzato e che forse stona con il resto del film togliendo spazio ad un epilogo che mette in evidenza il punto di vista dell’ autore sulla questione controversa che riguarda la morte del celebre Imitatore.
Un Rocco Papaleo splendido come sempre, per un film che zoppica ma a cui non mancano spunti interessanti, dal 7 Maggio al cinema.
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