Vincitore di ben dieci premi Goya, tra i quali miglior film, “La Isla Minima”, approda finalmente nei cinema italiani con un anno di ritardo e un grande accumulo di aspettative. Scritta e diretta da Alberto Rodríguez Librero, arrivato alla ribalta con il precedente “Grupo 7” (2012), “La Isla Minima” è un opera intrigante nel suo legare il genere thriller alla ricerca sociale.
Ambientato nel 1980 nel profondo Sud della Spagna, a soli cinque anni dalla morte del dittatore spagnolo Francisco Franco, il film è una rappresentazione ottimamente delineata delle difficoltà del cambiamento di un popolo. La ricerca dell’ennesimo serial killer è solo un pretesto per affrontare argomenti ancora oggi scomodi all’interno di un paese finalmente libero.
Alla fine della visione non sarà importante chi è la assassino ma come i due protagonisti, hanno affrontato in modo totalmente opposto le difficoltà di un territorio ostile tanto nella sua ambientazione quanto nei suoi abitanti. Due detective completamente all’opposto accumunati solo dal desiderio di risolvere il caso.
Con una struttura narrativa che rimanda a classici come “Zodiac” e “Seven”, e un’ambientazione che riporta alla mente la prima stagione di “True Detective”, “La Isla Minima” è un racconto costantemente in contrasto con l’idea della Spagna festosa che abbiamo oggi. Un ritratto pallido e melmoso di inquietante oppressione sociale, affronta in modo maturo le difficoltà del cambiamento.