A due anni da Viaggio sola, Maria Sole Tognazzi torna a raccontare l’universo femminile, fatto di donne libere, capaci di scegliere la propria vita autonomamente, senza preoccuparsi del giudizio del mondo, in Io e Lei commedia sentimentale che vede per la prima volta insieme Margherita Buy e Sabrina Ferilli.
“Dopo Viaggio sola, volevo lavorare nuovamente con Margherita e stavo pensando già di scrivere un nuovo film per lei. Sabrina l’ho incontrata a Cannes, io ero lì per il mercato, lei con La grande bellezza. Ci guardiamo, ci facciamo i complimenti e in quel momento penso che sarebbe bello lavorare insieme. Allora mi son detta perchè non fare un film con loro due come coppia?” parla così Maria Sole Tognazzi dell’idea di mettere insieme due attrici così diverse e riconoscibilissime per attitudine e carattere. E succede che la coppia funziona grazie ad una gran bella alchimia: la romanità di Sabrina Ferilli unita all’indiscutibile talento di Margherita Buy crea un mix esplosivo che rende la commedia piacevole, divertente e mai eccessiva e volgare.
La particolarità del film risiede nella volontà di raccontare non una storia sulla diversità, ma una storia sulla normalità attraverso un registro inedito, almeno in Italia, per questo tipo di tematica. Io e Lei è una storia d’amore vera e passionale tra due donne adulte: una qualunque coppia alle prese con la vita quotidiana, con gli impegni, con le insoddisfazioni e con le gelosie. Non ci sono inutili cliché, non esistono fastidiosi stereotipi, ma soltanto due donne innamorate colte nella loro ordinarietà e nel loro quotidiano. In questo, il lavoro della Tognazzi arriva come una novità nel panorama del cinema italiano, che troppo spesso ha raccontato l’omosessualità accentuandone gli stereotipi qui evitati e drammatizzandone gli aspetti.
Io e Lei non è un film politico, non vuole diventare bandiera per nessuna lotta civile attualmente in atto. È, solo, una storia d’amore che, raccontando di due individui particolari, narra sentimenti universali. Una commedia “omosentimentale” su quella normalità che esiste e che il nostro Paese tende ancora oggi a identificare come diversità.