A otto anni dal film Ho voglia di te, Riccardo Scamarcio e Laura Chiatti tornano a far coppia sul grande schermo in Io che amo solo te, commedia tratta dall’omonimo best seller di Luca Bianchini (Mondadori, 2013) e questa volta, diretti da Marco Ponti, sono Damiano e Chiara, due fidanzati alle prese con i tre giorni che precedono il fatidico si.
“Ogni volta che faccio un film chiedo chi sia la partner femminile e propongo sempre Laura per qualsiasi ruolo, anche per una serial killer”. Scherza così Riccardo Scamarcio nel ricordare il sodalizio artistico con la Chiatti da quando giovanissimi, lui 22 anni e lei 19, s’incontrano tra i banchi di scuola del liceo Leopardi nella serie tv Compagni di scuola (2001). E in effetti la coppia funziona, il feeling è evidente e giova al clima da mare, amore e “pugliesità” che domina per tutto il film. Nonostante Scamarcio e Chiatti siano i protagonisti da cui scaturisce tutta la vicenda, Io che amo solo te, risulta essere una commedia sentimentale corale che racconta due storie d’amore parallele, una mai realizzata per i capricci del destino, l’altra che presto sarà consolidata da un matrimonio affrontato con mille dubbi e paure. Due amori per due generazioni che dimostrano che l’amore quello vero non ha età e non ha paura del tempo che trascorre.
In Io che amo solo, a farla da padrone sono soprattutto Michele Placido e Maria Pia Calzone con la loro storia “impossibile” mai finita, nonostante il tempo che passa (intensa la scena del ballo sulle note di Io che amo solo te cantata da Alessandra Amoroso). Spicca, inoltre, prepotentemente, come quinta protagonista, la Puglia, o meglio Polignano a Mare, che con la sua costa rocciosa, lo splendore del mare, gli ulivi maestosi e il maestrale riesce a connotare fortemente il film anche attraverso antiche tradizioni e radicati valori che ancora regnano incontrastati.
Nonostante la scelta di una doppia storia d’amore il film sembra non voler sorprendere nessuno, pare mettere tutto se stesso nell’inseguire ciò che gli spettatori già conoscono e rifiutare di farsi “commedia” vera e propria, cioè di sovvertire ciò che già sappiamo attraverso la risata. Aiutano a rendere piacevole il film con ironia e comicità, alcuni ruoli minori, ben caratterizzati, affidati ad alcuni caratteristi di razza.