Perfetto connubio tra commedia e dramma, “Io, Arlecchino” è quel tipo di pellicola che va vista per capire come è fattibile essere critici senza mai sacrificare un racconto. Accompagnato da un cast incredibile, Giorgio Pasotti, attore sopraffino che abbiamo imparato a rispettare nel corso delle sue interpretazioni, porta in scena una singolare opera che tira sassate ovunque senza mai nascondere la mano.
Partendo dai realizzatori, ho trovato molto intelligente la scelta di Pasotti di trascinare nel progetto delle sue vecchie conoscenze lavorative. Nel film infatti fanno parte attori che hanno collaborato con lui sia in esperienze televisive che cinematografiche oltre alla co-direzione di Matteo Bini regalato all’opera un apporto incredibile. Dalla camera a mano che segue gli attori fino ad arrivare alle riprese aeree che mostrano elegantemente, e mai eccedendo, un paesino come Cornello del Tasso. Così lontano dalla civiltà odierna che qui è quasi sempre rappresentata in maniera molto fredda e asettica.
Come accennavo in precedenza, le sassate a viso scoperto che il film lancia sono veramente tante, ma l’ intuizione degli autori è stata proprio nel descrivere senza mai giudicare. La netta contrapposizione tra l’ effimero intrattenimento di alcune realtà televisive da una parte, e dell’aggregazione che invece il teatro porta tra individui dall’altra. Tutto questo viene raccontato attraverso il personaggio dello stesso Pasotti, che trovatosi a cavallo tra 2 mondi ben distinti, capisce l’ importanza e la valenza della parola intrattenimento, non solo come il riempimento di uno spazio, ma come divulgazione. Chiaramente la figura di Arlecchino è usata come mezzo per descrivere il coraggio di non sottomettersi mai, attraverso un pizzico di anarchia e incoscienza che non porta alla distruzione, anzi.
Trovo che sia un piccolo capolavoro, non solo perché eccede in tutti i reparti, ma soprattutto per il messaggio all’interno, che è fondamentale per chiunque ami intrattenere o esser intrattenuto, è cioè che è di vitale importanza preservare le proprie origini, con le unghie e con i denti. In questo caso il film mira a rivendicare la commedia dell’ arte, ma è un discorso che si può applicare un pò a tutto.