In barba all’uscita del settimo capitolo di Star Wars arriva contemporaneamente nelle sale l’ultima fatica del leggendario regista statunitense Steven Spielberg, “Il Ponte Delle Spie”. Una settimana di grandi ritorni cinematografici ai quali anche l’Italia ha detto la sua con il rientro di Christian De Sica nel cinepanettone per eccellenza “Vacanze ai Caraibi”.
Pioniere di un cinema di intrattenimento, che non disdegna mai il contenuto, il mai troppo lodato Steven ci narra la guerra fredda tra USA e URSS, attraverso la ricostruzione di uno insolito scambio di prigionieri. Ispirato a fatti realmente accaduti, “Il Ponte Delle Spie”, è un racconto storico di grande interesse affidato alle cure di un sempre perfetto Tom Hanks e ad una narrazione convincente. Efficace nella sua confezione tanto quanto nella sua espressione di cinema da botteghino, è un opera sempre in perfetto equilibrio tra ricostruzione e spy story.
Un thriller dall’ottimo ritmo forgiato sull’importanza dei sentimenti ma non per questo privo di energia. Riflessione misurata sui valori sociali degli Stati Uniti sapientemente mascherata dalla rappresentazione onnipresente dei loro nemici, ovviamente sempre più cattivi e spietati.
Proposta cinematografica impeccabile che conferma l’ottimo binomio artistico non solo tra Spielberg e Hanks ma anche tra lo stesso regista e i fratelli Coen, sceneggiatori del film. Sorretto da alcune licenze narrative di pura fantasia, come l’assalto alla casa dei Donovan, “Il Ponte delle spie” è capace di raccontare il periodo storico che stiamo vivendo attraverso la ricostruzione del passato. Proprio come il talento del grande Steven, nulla al mondo è realmente cambiato.