Francesca Archibugi torna al cinema dopo sei anni d’assenza, Questione di cuore nel 2009, con Il Nome del Figlio, adattamento cinematografico della piece teatrale Le Prénom di Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte, dal quale era già stata realizzata una commedia omonima nel 2012 (Cena tra amici), diretta dagli stessi autori dell’opera teatrale.
Sostenuto da buone interpretazioni, Il Nome del Figlio, gode della già collaudata coppia artistica Alessandro Gassmann/Luigi Lo Cascio, già apprezzata con esito positivo nell’interessante “I Nostri ragazzi” di Ivano De Matteo, ed è caratterizzato da un esposizione elaborata e spassosa dei canonici luoghi comuni italiani, fatti di pregiudizi, idee politiche assolutiste e scarso confronto verbale.
Scritto con il piglio giusto, il film riesce ad intrattenere e coinvolgere lo spettatore con i cinque protagonisti ottimamente coesi nel creare un gruppo di amici eterogeneo pieno di segreti, dubbi e perplessità. Sviluppato quasi interamente in un’unica location, Il Nome del Figlio, si avvale del pretesto narrativo di scegliere il nome di un bambino per presentarci personaggi con caratteri ben definiti e apparentemente irremovibili sulle proprie idee politiche e culturali.
Capace di offrire ottimi spunti di riflessione, il film soffre di determinate patologie artistiche, che sarebbe meglio definire cliché, del nostro cinema come: idee riciclate anche se benissimo da altri o protagonisti benestanti con problemi. Nonostante queste carenze è un prodotto apprezzabile scritto, diretto e interpretato più che discretamente e capace di conquistare il pubblico italiano.