Alla visione de Il nemico invisibile ci troviamo al cospetto di una pellicola che non ce la racconta proprio giusta.
Perché?
Ci basti sapere che dopo la diffusione di trailer e poster, il regista, il produttore esecutivo e i protagonisti Nicolas Cage & Anton Yelchin hanno DISCONOSCIUTO pubblicamente la versione finale del film a causa di un montaggio realizzato dalla produzione senza il benestare e la supervisione di Paul Schrader (regista).
Il tutto, in questo clima litigioso, viene distribuito quasi in sordina, tanto che anche le anteprime italiane vengono proiettate fin troppo a ridosso dell’uscita nei cinema. Noi di DarumaView eravamo là e questo è quanto possiamo dirvi di questa strana creatura:
Non sappiamo se fosse compreso nell’intenzione originale, ma lo spirito Repubblicano prevale su ogni altro messaggio di fondo. Quel “Lo vedete? avevamo ragione noi, smettetela di fare i democratici” veramente fuori posto e inopportuno.
Povero Nicolas, che voleva solo riscoprirsi in un ruolo così atipico. Quel personaggio era davvero interessante, nella sua decadenza: Un uomo d’azione malato, a cui rimane troppo poco tempo per raggiungere la sua battaglia finale personale. Cosa si poteva chiedere di più? Perchè si, se volete un motivo valido per perdere quei novantaquattro minuti nella visione de Il nemico invisibile, ne sarà valsa la pena solo grazie all’interpretazione (ottima) di Nicolas Cage e Alexander Karim, Nemesi letale in pessime condizioni di salute, allettato e mantenuto in vita a stento, ma incazzato come una faina.
Poco male, comunque, perchè quel male oscuro e invisibile di cui si voleva parlare non è affatto il terrorismo nè i servizi segreti corrotti nè la bandiera che rinnega chi si è sacrificato per lei. Quel Nemico è il poco tempo che rimane, è l’ineluttabilità della malattia. Non più un “che vinca il migliore” ma piuttosto un conto alla rovescia schizofrenico che lascia poco spazio alle previsioni. Che lascia un pugno di mosche anche in mano al vincitore eletto.
Una votazione al di sotto del 50% forse un po’ severa, considerati i 15 milioni di dollari di budget del film (ben evidenti e presenti nelle sequenze d’azione) la buona regìa e la qualità della performance recitativa dell’intero cast. Vogliamo punire tuttavia tutto il resto, che talvolta (per esigenze di incasso o per puro spirito di onnipotenza) si permette, MAI a ragione, di minare così profondamente lo spirito di un film da farlo disconoscere da chi lo ha generato.