Opera prima del giovane Giuseppe Francesco Maione, Hybris è il progetto di un collettivo di ragazzi, principalmente nati dal web, che si sono avventurati e messi in giocodando vita ad una pellicola coraggiosa ma che purtroppo non convince mai. E’ doveroso fare una premessa e dare merito a dei giovani che si prendono delle responsabilità mettendoci la faccia, cercando di entrare in un mondo dove il genere trattato non ha molto seguito.
Il film di genere o come amano chiamarlo gli americani, B-movie o exploitation movie, è il cosiddetto cinema di sfruttamento. Cercando di eccedere nel linguaggio cinematografico, il film di genere andava in netta contrapposizione a quello che era il cinema d’ autore, che il più delle volte cercava una raffinatezza visiva senza poi realmente essere critico, tralasciando le eccezioni naturalmente. Come obiettivo fondamentale questo tipo di cinema aveva l’ esigenza di portare alla luce, attraverso l’ argomento di turno trattato volta dopo volta, la cosiddetta critica. Questa veniva espressa attraverso un linguaggio violento, che per forza di cose visti i budget ridotti, veniva accentuato ancor di più da una necessità di portare a termine il lavoro,questo vincolava il regista a tralasciare il superfluo andato dritto al punto. La mancata cura nei particolari e l’ esigenza di raccontare tanto con poco, faceva la differenza.
A mio avviso il film in questione, vanta quello che purtroppo si riscontra nelle pellicole moderne che si autodefiniscono di genere. La necessità di ricreare l’ estetica cruda che poteva offrire un B-movie degli anni 60/80 , portata il più delle volte ad un emulazione fine a se stessa, uno snaturamento che purtroppo stravolge e alcune volte snobba quei canoni fondamentali che il film di genere deve avere, requisiti necessari per dare allo spettatore un alternativa nel vasto, ma poco diversificato, mercato del cinema Italiano.
Ho rispettato e amato la fotografia di Matteo Bruno, al secolo Canesecco, così curata ma che purtroppo va in netta contrapposizione con il progetto, sono rimasto molto sorpreso, dall’ interpretazione di Guglielmo Scilla aka WillWoosh, che qui porta un personaggio arrogante, che a tratti convince a tratti no, ma che comunque rompe quegli schemi da qui potrebbe nascere qualcosa di interessante. Nel cast troviamo anche Lorenzo Richelmy, Claudia Genolini e Tommaso Arnaldi, quest’ ultimo anche produttore e sceneggiatore dell’opera.
La pellicola ha come propri punti a sfavore quelli che invece dovrebbero essere i suoi punti fermi: trama esile che nello svolgersi confonde lo spettatore, fino ad arrivare ad un epilogo che non ha ne capo ne coda arrivando ai cliché improbabili, basti notare il pallone da basket che si nota all’inizio del film e che poi magicamente sparisce, voglia di emulare quegli Horror moderni che raccontano le storie di giovani americani che partono per un viaggio, dove però è palese che un pallone da basket ha motivo di esistere. Avrei voluto un pallone di calcio, allora si avrebbe avuto senso ai fini di una critica.
Dialoghi forzati e spiegoni che purtroppo sono solo dannosi ai fini della storia, una recitazione generale che non convince mai, purtroppo sono solo alcuni dei rischi che si corrono nel portare al cinema personaggi tratti da questi film, essere abili nel rendere quest’ ultimi sopra le righe, ma al tempo stesso non banali, è cosa da pochi.
Nel ribadire il mio pieno rispetto nei confronti di progetti di questo tipo spero che più giovani abbiano il coraggio di portare in voga il vero film di genere, di cui oggi si sente sempre di più la necessità. Sarebbe produttivo avere lo stesso coraggio che hanno avuto quegli autori nostrani tutt’ora sono rispettati in tutto il mondo,Cineasti che hanno saputo carpire la fortuna di raccontare un paese a volte così contraddittorio come il nostro, che nel corso del tempo (suo malgrado) non può che essere fonte di ispirazione per chi volesse criticarlo attraverso un film.
Hybris esordisce il 28 Maggio in tutte le sale principali Italiane.