“Avevo voglia di raccontare una donna moderna, diversa dai soliti stereotipi a cui ci ha abituato il cinema in questi anni, un personaggio che, ad un primo sguardo, può addirittura risultare sgradevole” Parla così Giorgia Farina che – dopo il successo di Amiche da morire, la commedia noir al femminile, con Claudia Gerini, Cristiana Capotondi e Sabrina Impacciatore che ha vinto il Globo d’oro alla miglior sceneggiatura e conquistato la candidatura ai David di Donatello come miglior regista esordiente – torna sul grande schermo con “Ho ucciso Napoleone“, un film a metà una commedia nera e un thriller.
E in effetti Anita, la protagonista interpretata splendidamente da Micaela Ramazzotti è una donna algida “come un sofficino scongelato”, frigida, anaffettiva, una donna che non vuole essere madre, non vuole una relazione stabile, una donna in carriera che combatterà lucidamente e ordirà una perfetta vendetta per riconquistare il posto che le è stato tolto ingiustamente. “Anita è una diavolessa, un satanasso, detesta gli uomini, si porta dentro ferite profonde dell’animo e le conseguenze di famiglie disastrate ma non si arrende, non si piange addosso, ha un approccio matematico alla vendetta – spiega l’attrice- . Mi piace molto la novità di usare nella regia i toni pulp della dark comedy facendo un cinema che guarda già al futuro”. La “lady vendetta” della Ramazzotti funziona benissimo, le battute caustiche, la surrealità quasi fumettistica rendono Anita un personaggio multisfaccettato, mai scontato.
La vendetta dunque è il filo conduttore dell’intera trama ma lascia spazio ad altri temi: la solidarietà tra donne e la loro forza nel coalizzarsi nei momenti di difficoltà, l’evoluzione psicologica dei personaggi che in corso d’opera si evolvono, sorprendendo perchè nessuno è mai davvero come sembra e la libertà di mostrarsi ed accettarsi per quello che si è: cambiano le sfumature, qualche angolo viene smussato, ma in fondo al cuore ognuno è quel che è come affermerà energicamente Anita “Io non faccio così, io sono così!”