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Il grande quaderno di Janos Szasz - 04

Il grande quaderno di Janos Szasz – Recensione Film

Difficile collocare in un genere un’opera come Il grande quaderno, ancora più difficile è spiegare lucidamente tutto il comparto di emozioni che contiene al suo interno.

La sensazione di avere a che fare con una lunga e lenta catàbasi non è tanto lontano dalla realtà attraverso una sceneggiatura blindata che si muove tra silenzi atroci e conflitti emotivi di ogni tipo dove la guerra fa da contorno. Un film che si fa portavoce del conflitto inteso come malessere esistenziale che può essere sicuramente più doloroso di una fucilata in pieno volto.

La sopravvivenza giustifica tutto, morte e involuzione compresa?

Pur essendo evidente un certo tipo di masochismo da parte dell’autore nell’evitare risposte, non si può negare che attraversano una serie infinita di quesiti, che restano irrisolti, si aprono a propria volta un infinità di conflitti interni nello spettatore che viene messo di continuo nelle medesime condizioni dei protagonisti. La necessità della sopravvivenza a cui si arriva solo attraverso un legame forte come quello della fratellanza. A giustificare tutto ciò abbiamo un unica indistinguibile voce fuoricampo, come fosse giustamente una fusione di due menti.

Un lavoro eccelso, tentare di descrivere l’alchimia tra i due protagonisti (gemelli) con la semplificazione della scrittura è molto complicato,è un’opera che va vissuta per capire al meglio la girandola di emozioni e sensazioni. Bravi nel non cadere nel becero dualismo, sostituito degnamente dall’importanza del legame che si raggiunge solo attraverso un unione scandita all’unisono, “Il Grande Quaderno” mostra una spiccata influenza dei confronti del cinema orientale, sopratutto nelle sequenze dell’addestramento dei due protagonisti, accompagnate da suoni orientali che incutono veramente soggezione, e ricordano molto da vicino le produzioni dello Shaw Brothers Studio.

In conclusione c’è da ribadire fino all’infinito la lealtà di un certo tipo di cinema europeo dove per fortuna, comunicare cinematograficamente una storia è e rimane un’esperienza sensoriale e soprattutto viscerale. Elementi indispensabili per creare vero consenso o dissenso nello spettatore che merita emozioni di pancia e meno espedienti digitali.

Da non perdere assolutamente.

About Alberto Lupocattivo

Appassionato di cinema e letteratura. Nerd all'ennesima potenza è sempre attento al repentino mutamento della cinematografia. Per lui non esiste un genere ma il cinema di genere.

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