Trasposizione cinematografica dell’omonimo cortometraggio documentario vincitore dell’Oscar e adattato dallo sceneggiatore di Philadelphia Ron Nyswaner, Freeheld racconta la vera storia d’amore di Laurel Hester (Julianne Moore) e Stacie Andree (Ellen Page), protagoniste nei primi anni del nuovo secolo di un lungo contenzioso contro la decisione della contea di Ocean County in New Jersey di negare alla Hester, malata terminale e prossima alla morte, il diritto di lasciare la pensione alla propria partner.
Diretto da Peter Sollett, il film non è una copia allungata del documentario dal quale è ispirato, ma prende in considerazione anche gli anni più felici della coppia, quelli che precedettero la scoperta della malattia e dell’impegno militante, tanto da poterlo quasi dividere in due parti: una prima parte in cui vengono messi in scena i sentimenti, l’incontro tra le due donne, l’innamoramento, la voglia di costruirsi una casa, una famiglia, e una seconda, forse proprio quella più interessante, che racconta tutta la mozione giudiziaria e la lotta di Laurel e Stacie contro i funzionari della Contea che respingono la richiesta di veder trasferiti i fondi pensionistici di Laurel a Stacie, dopo la scoperta di un cancro ai polmoni in stadio avanzato.
Punto di forza di Freeheld è sicuramente il cast ben assortito a partire dalle due protagoniste: Julianne Moore riesce in modo eccellente a calzare i panni di una donna forte e determinata che nonostante la malattia riesce a non abbattersi e continuare la sua lotta; Ellen Page, stupisce e dà grande prova di sé. Possente Michael Shannon che, intepretando un collega di Laurel, diviene il primo sostenitore della coppia, schierandosi in loro favore. Colorato, eccentrico, unico elemento “comico”, Steve Carell nel ruolo dell’esagerato Steven Goldstein, l’attivista per i diritti civili e fondatore di Garden State Equality, organizzazione a difesa nello Stato del New Jersey per la comunità LGBT.
Freeheld, appare come un’opera sincera, contenuta, una commovente e toccante storia d’amore e di giustizia. Non uscendo mai dagli schemi, non eccedendo nemmeno nei gesti fisici d’amore tra le due protagoniste, sembra mancare soprattutto quel surplus d’energia e di determinazione che avrebbe dovuto appartenere alla realtà delle persone coinvolte nella vicenda e che invece sembra essere assente nei personaggi del film. Il risultato è un film ben interpretato e dagli ottimi propositi ma troppo misurato per riuscire ad appassionare fino in fondo come invece dovrebbe.