“Francofonia” di Aleksandr Sokurov è un finto documentario che narra l’occupazione nazista del Louvre, divagando sulla storia dietro questo museo. E’ strano, è molto strano. Innanzitutto è strano che un documentario (finto in questo caso) sia così eccentrico. Siamo abituati a questo genere come mezzo puramente informativo, mentre il regista ci dimostra come si possa essere creativi ed andare fuori dagli schemi anche in questo caso.
Fin dalle prime immagini ci si accorge della particolarità di “Francofonia“. E’ un susseguirsi di trovate visive e narrative che colorano quello che altrimenti sarebbero state due ore un po’ noiose. A tratti si perde nell’ammirazione delle grandi opere del museo e nell’opera del museo stesso, descrivendo troppo a fondo, e troppo lentamente, dettagli sicuramente interessanti ma che in un film così vivace stonano.
L’occupazione nazista, sebbene sia un tema molto interessante, è semplicemente il pretesto per raccontare la storia del Louvre. Un racconto suggestivo e di personaggi memorabili che si avvale anche della voce narrante dello stesso regista. Una narrazione che non passa solo attraverso le immagini, comunque un qualunque lungometraggio, ma ci accompagna per mano all’interno di quella che è la visione della storia del regista. Non c’è una vera linea temporale, tutto si fonde tra presente, passato e fantasmi. Questo crea un po’ di confusione, ma in alcuni casi è quello che dà veramente forza all’opera. Dalla realizzazione dei filmati d’epoca ai dialoghi con le figure storiche, la volontà di ricreare un mondo passato in modo così diretto ci fa avvicinare sia alla visione del regista, che alla storia stessa.
Strano e nuovo, come se ne vedono raramente. Ricco di spunti e di cultura, non è il film d’azione hollywoodiana che ci lascia con il fiato sospeso per novanta minuti, tuttavia è un piacere per la mente e per gli occhi.