Foxcatcher, atipica biografia americana narrata alla maniera non-americana, parla di intrecciati rapporti di dipendenza tra i protagonisti, il loro background, le loro famiglie, i loro desideri; Di sconfitte e di enormi solitudini.
E’ paradigma di un Sistema complesso in cui vengono toccati princìpi, etiche e morali e si passa continuamente dal generale (lei, la grande America generosa di promesse) al particolare (le dinamiche tra i fratelli Schultz e Du Pont e le loro vite) mentre si assiste al lento marcire e degenerare del Sogno americano che culmina nella tragedia.
E’ incredibile come Bennett Miller sia riuscito a dirigere quelle scene di lotta privandole della gloria dello show spettacolare ed incredibili sono le performances degli attori Steve Carell, Channing Tatum e Mark Ruffalo perfetti ed all’altezza di un prodotto dalla volontà comunicativa così forte. In particolare, Steve Carell emerge imponentemente e siede sul trono dell’immaginario atavico dell’Incubo. La luce lo deforma come un’arma tagliente e contundente insieme.
Ritmi distesi ed amari cullati da tempistiche talvolta statiche, colonna sonora “parlante” (This land is your land di Dylan, Fame di Bowie e Times achanging di Thordson, per dirme qualcuna) un vero viaggio antiesibizionista che si prenderà i suoi tempi e si impossesserà del vostro cuore.
Forse uno dei migliori film drammatici dell’anno. Peccato per i veramente troppo pochi riconoscimenti.
Da vedere assolutamente da soli o in compagnia di persone silenziose.