Evento clou di questa edizione del festival è stato sicuramente l’incontro con i due maestri mondiali del genere horror. I due registi si sono messi a nudo davanti al pubblico raccontando le loro paure, le loro ossessioni, i loro istinti più reconditi, il loro modo di intendere la vita ed il cinema.
Friedkin chiama e Argento risponde in un susseguirsi di gustosi aneddoti e riferimenti alle loro filmografie con “Bill” Friedkin chiamato a selezionare alcuni spezzoni dei film più significativi del maestro italico, tutti presi dal capolavoro argentiano Profondo Rosso.
Senza spoilerare troppo sul film Friedkin analizza come il lavoro di Argento abbia influenzato alcune delle sue scene più significative e di come il modo di ricreare la suspense attraverso diverse inquadrature e angoli di ripresa inusuali, il tutto unito ad una musica incalzante sempre in contrapposizione al montaggio del girato, abbia reso film come Phenomena, Suspiria, Profondo Rosso, Quattro Mosche Di Velluto Grigio, capolavori universali, riconosciuti come tali in tutto il mondo.
Senza l’uso di green screen, effetti speciali o motion capture il maestro dell’horror italiano è riuscito a ricreare delle atmosfere che ancora oggi terrorizzano gli spettatori che si accingono a visionare tali capolavori e che resistono immutate ancora nel tempo. Come sottolinea Friedkin, oggi molti horror, anche a basso budget, vengono proposti in tutte le salse, decine di remake escono in sala, ma nessun film è in grado di terrorizzare fino al midollo come alcune scene di “Dario”, da lui molto amate, ancora oggi lo terrorizzano. Solo Bava, Psycho di Hitcock ed alcuni film di H.G. Cluzot, hanno terrorizzato così tanto le sue visioni cinematografiche.
D’altro canto anche Argento ne è consapevole e ci ha spiega tocome la realizzazione di questi capolavori sia stata resa possibile anche in parte grazie alla sua giovane incoscienza e alla sua giovanile voglia di cimentarsi in nuove avventure. Come quando Sergio Leone lo chiamò, assieme a Bernardo Bertolucci, per scrivere la sceneggiatura di C’era Una Volta Il West. Proprio lui, giovane, attraente e ben inserito in quel mondo femminile che tanto era “odiato” da Leone.
Di Friedkiniano in sala solo una sequenza tratta dall’Esorcista, La sequenza dell’esorcismo, realizzata in un set particolare, naturalmente senza effetti speciali con 4 pareti scomponibili con in alto e 4 potentissimi condizionatori che portavano a raffreddare l’aria fino a -14°c rendendo possibile l’effetto “fiamme di ghiaccio” dalla bocca di Linda Blayr . Sequenza difficile da realizzare, perché l’aria si riscaldava presto e tornava a temperature tali che non permettevano alla stessa di essere adeguatamente fredda per essere vista in camera (quindi impressionata sulla pellicola). Il regista americano, non si era mai cimentato in tali difficili riprese: “riprendere l’aria, illuminarla adeguatamente è stato un qualcosa che non ho imparato subito, non sapevo farlo. Il primo giorno di riprese nei giornalieri non si vedeva nulla. Poi ho capito che la luce non va illuminata e ripresa di fronte ma di lato o da dietro in modo che la diffrazione della luce permetta alle “nuvole d’aria” di essere ben visibili e generare un adeguato effetto scenico”.
Maestro degli inseguimenti d’auto Bill Friedkin, inarrivabile (solo John Frankenraimer in RONIN vi si era avvicinato) nelle sue sequenze de Il Braccio Violento Della Legge, Vivere e Morire a L.A. e Jade, ci ha raccontato di come la sua maestria nel girare cotali scene sia stata qualcosa di alquanto naturale, una dote innata che gli ha permesso di realizzarle senza alcun aiuto di effetti speciali e, senza aver visionato le opere di colui che è stato, a suo dire, il maestro degli inseguimenti e cioè Buster Keaton: “prima di tre dei quattro inseguimenti realizzati nei miei film non avevo mai visto un’opera del grande attore comico americano, dopo averli visti mi sono reso conto che, qualora avessi provato a realizzarne uno così come lui li ha fatto, non ci sarei minimamente riuscito.”
La conferenza poi si chiude con il racconto del tentato suicidio di Dario Argento durante le riprese di Suspiria: “Ero in alloggio ad un hotel al 6° piano di Via Veneto e, qualora mi fossi buttato sarei sicuramente morto. Poi però su consiglio di un mio amico psicologo ho fatto apporre dai facchini sulla finestra che dava sulla strada, tutto ciò che era possibile spostare: armadi, sedie, lampadari. Se hai intenzione di suicidarti e trovi degli ostacoli come oggetti o cose da rimuovere, prima che riesci a levarli tutti, la voglia di suicidarti ti è già passata”.
Se non è questo un racconto degno del maestro dell’horror, di cosa vogliamo parlare Mr. Friedkin?
Unico neo le poche domande che il pubblico ha potuto effettuare (solo due) e il mattatore della conversazione Antonio Monda quest’anno padrone di casa indiscusso e sempre in scena.
Enorme pecca va alla scelta dei video da proiettare; perché prendere dei DVD invece di proiettare delle immagini degne di un festival o “Festa” che sia? Sarebbe stato bello rivedere PROFONDO ROSSO nella versione recentemente restaurata a 4K. Non è solo questione di soldi poiché al cinema e nel mondo del cinema, anche l’occhio vuole la sua parte.