Dopo l’antica Roma de “Il Gladiatore” (2000), la guerra santa de “Le Crociate – Kingdom of Heaven” (2005) e le alternative avventure dell’eroe inglese in “Robin Hood” (2010), Ridley Scott continua il suo percorso di film in costume distesi tra azione e reinterpretazioni attraverso il ritorno al cinema dell’evento biblico dell’Esodo del popolo ebraico verso la terra promessa, guidato da Mosè (Christian Bale) e osteggiato dal faraone Ramses II (Joel Edgerton).
Con una epicità marcata ed un lato emotivo tenuto a freno dal susseguirsi degli avvenimenti, “Exodus Dei e Re” è un film dal ritmo irregolare sufficientemente affascinante, sostenuto da effetti speciali e riletture dei fatti meritevoli di interesse. Bramoso di raccontare al meglio la storia il regista britannico realizza un’opera dal convincente impatto visivo priva di una caratterizzazione umana ed emotiva affrontata troppo superficialmente. Scrittura che scivola spesso in dettagli superflui, i continui e duraturi botta e risposta tra Mosè e Dio durante le piaghe d’Egitto o il matrimonio del nostro eroe, utili ai fini della narrazione solo per aumentare il minutaggio della pellicola. Buone interpretazioni da parte del cast, ottimo Joel Edgerton, nonostante l’interpretazione di Christian Bale ricordi più la trilogia del Cavaliere Oscuro che Mosè.
In giorni come questi, in cui ancora si registrano le follie dettate dal credo religioso, Exodus dei e Re, arriva al cinema attraverso la rappresentazione di un dio vendicativo e sadico, spesso al pari di un assassino, e ci mostra l’uomo per quello che è: un pallido individuo bisognoso di avere una guida nei momenti cupi e solidale con il prossimo solo per il proprio tornaconto.