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CRONACA DI UNA PASSIONE

CRONACA DI UNA PASSIONE: DIARIO DI PRODUZIONE – parte 1

Roma, lunedì 21 Settembre, ore 9:30.

Arrivo non poco trafelato alla stazione Termini. Il maledetto autobus 310 era pieno zeppo di gente e sono stato costretto a prendere la metro. Guardo l’orologio e mi complimento con me stesso (dicono che ogni tanto fa bene darsi qualche iniezione di autostima): mancano ancora 10 minuti alla partenza dell’intercity 9138 diretto a Torino: sono in perfetto orario. Prendo un caffè al volo. Inveisco contro la cassiera lenta. Mi trascino verso il binario 21 e salgo sulla mia carrozza.

L’intercity in questione è piuttosto vecchio, puzza di umido ed è di quei treni che hanno gli scompartimenti da 6, per cui sei costretto a condividere una cabina con perfetti sconosciuti. Sarà la condivisione coatta della cabina, sarà il cattivo sistema di ricambio dell’aria, sarà il materiale con cui sono realizzati i poggiatesta (di quelli un po’ spugnosi che sembrano fatti apposta per incamerare sporco e sudore), sarà per un insieme di motivi ma questi tipi di treno mi danno sempre una strana sensazione di disagio. Entro all’interno del mio scompartimento e subito penso di stare al circo o in un film di Tim Burton: vicino al finestrino ci sono due giapponesine di quelle che sembrano uscite da un manga, mentre di fronte a me sono seduti due fratelli gemelli con evidenti problemi di altezza. Passo la prima mezz’ora a trovare le differenze tra i due, come in uno di quei giochetti sulla settimana enigmistica: uno ha la bocca più larga, l’altro ha un orecchino, uno è più muscoloso, l’altro ha il pizzetto. Tuttavia la cosa più inquietante è che uno dei due ha una strana voce rauca alla Nicola di Gioia e quando parla sembra strozzarsi.

Il treno parte in orario. Mi stupisco e mi accomodo. Guardo il mio biglietto in cui c’è scritto “Arrivo Massa Centro: 13,28”. Mi chiedo come sarà la permanenza in Toscana, dove alloggerò e come mi troverò con la troupe del film. Infatti il motivo per cui sono sull’Intercity è che sono stato chiamato per fare l’aiuto regia al nuovo film di Fabrizio Cattani che si girerà nella provincia di Massa Carrara. E’ stata una cosa improvvisa ma sono contento di questa nuova avventura. Fabrizio, dopo essersi misurato con il tema dell’acqua ne “Il Rabdomante” e con le mamme infanticide in “Maternity Blues” (presentato fuori concorso al Festival di Venezia del 2011), sceglie di continuare a battere la strada del sociale scrivendo una sceneggiatura di grande attualità, tratta da una storia vera, che denuncia i perversi meccanismi della burocrazia italiana in contrasto con il buon senso comune. Il nuovo film si chiamerà “Cronaca di una passione”  e racconta le disavventura di una coppia di sessantenni alle prese con Equitalia e tutte le tragedie ad essa collegata… Il titolo fin da subito stimola la mia curiosità con quell’implicito richiamo, forse religioso, di ben altra passione.

Mi addormento coadiuvato dal dondolio del treno. Mi sveglio di soprassalto: il gemello con la voce rauca inizia a chiamare il fratello che a sua volta sta dormendo e, nel farlo, alza la sua voce rauca a dismisura. Il fratello addormentato si alza e l’altro gli racconta che una loro certa amica si è tipo lasciata. Una tipa giapponese è sparita. L’altra legge roba con caratteri giapponesi. Passano tre ore in cui i gemelli non riescono a stare zitti. Arrivo a Massa centro con un mal di testa non indifferente e con una fame non da meno.

Esco dalla stazione cercando qualcuno o qualcosa. So che verrà a prendermi l’organizzatore generale del film ma di lui conosco giusto il nome, ovvero Luigi, e mi sembra improbabile mettermi a urlare il suo nome in stazione. Ma la stazione non è di certo grande come quella di Termini, e lo trovo subito. Insieme a Luigi, c’è anche la segretaria di produzione Giulia e il regista Fabrizio insieme alla sua immancabile cagnolina Lilli.

Conosco finalmente parte della troupe con cui condividerò una mese della mia vita. Li vedo tutti per la prima volta e subito mi sento a mio agio. Luigi con la sua calata romana mi riporta immediatamente a Roma, Giulia inizia a raccontarmi le sue avventure in giro per il mondo e i vari significati dei suoi tatuaggi, mentre Fabrizio, il regista, appare disponibile e con la situazione sotto controllo (a parte quando se la deve vedere con i dispetti della sua Lilli). L’atmosfera è positiva, ma è pur vero non c’è ancora la frenesia da set visto che le successive due settimane che seguiranno saranno di pre-produzione.

Qualcuno mi informa che si va subito a mangiare. Io esulto interiormente.

Nel tragitto stazione-ristorante scopro tante cose, di quelle che generano traumi. Prima di tutto scopro che Massa Carrara non è un’unica città, bensì due, ovvero che esiste il comune di Massa e il comune di Carrara. Poi scopro che noi alloggeremo niente di meno che a Colonnata, la patria del celeberrimo Lardo, posto che insieme a Domodossola pensavo esistesse solo nella fantasia. Inoltre vengo a conoscenza  che Luigi è a Colonnata dal 30 Agosto, cosa che mi porta alla successiva scoperta, ovvero che da giovedì io rimarrò solo soletto, visto che Fabrizio e Luigi devono tornare nel week-end nella capitale.

Il mio nuovo ufficio
Il mio nuovo ufficio

Ma finalmente arriva il pranzo. Mangio di gusto. Si chiacchiera del film che gireremo e ci si domanda se le formiche della prima scena è meglio prenderle dal vivo o realizzarle in post. Dopo aver attentamente disquisito sul comportamento delle formiche si opta per la seconda opzione. Fabrizio ogni tanto mette in riga Lilli. Si prende il caffè e si esce. Giungiamo agli studi di produzione che scopro essere delle casette di legno in mezzo a un giardino pieno di piante e alberi da frutto: in pratica l’ufficio dei miei sogni. Vedendo l’albero di cachi gonfio di frutti capisco di cosa mi nutrirò nei prossimi giorni. Inizio così il mio lavoro da aiuto regia. Mi guardo attorno e penso di essere contento di essere finito qui.

lardo di Colonnata
Lardo di Colonnata

E’ sera e saliamo a Colonnata.  Rimango subito impressionato dalla mole delle cave di marmo, dall’esistenza di così tante “larderie” (non conoscevo l’esistenza in lingua italiana di tale termine) e della presenza costante del ricordo degli anarchici. Tre aspetti che racchiudono il cuore di questa zona di Italia e che si riassumono alla perfezione in due sculture di marmo di Carrara, presenti nella piazza centrale del paese: la prima raffigura un fiero e pasciuto maiale  su un piedistallo, mentre la seconda si tratta di una targa in memoria dei compagni anarchici uccisi, con scolpita la celebre “A” di Anarchia. Scopro infatti che in questa area le idee Bakuniane sono penetrate in profondità e che, ancora oggi, sono molti a ritenersi anarchici, soprattutto chi lavora nelle cave di marmo. Queste ultime sono realmente impressionanti e, ancora più impressionante è notare come tutta l’economia del posto ruoti intorno ad esse. Il lardo invece è una caratteristica tipicamente di Colonnata. Vengo a sapere da Daniela, proprietaria della larderia

Cave di marmo di Carrara
Cave di marmo di Carrara

“Mafalda” nonché sorella del regista, che non solo il lardo non è così grasso come sembra ma che, grazie al micro clima di Colonnata e a un processo di idrolisi, esso contiene delle proprietà organolettiche che fanno addirittura bene. Forse prendo il tutto alla lettera visto che inizio a mangiarne in quantità industriali.

Targa agli anarchici uccisi
Targa agli anarchici uccisi

La pre-produzione fila tutto sommato liscia, tra la ricerca delle ultime comparse (ne servono 150) e l’arrivo del nuovo materiale per la scenografia, senza farci mancare le tipiche scene delle produzioni low budget, tra cui spingere a mano un vecchio furgone Fiat per liberare un garage che si userà come magazzino. Il bel cinema artigiano di una volta, in cui ci si sporcava le mani per davvero! Continuo a mangiare lardo e cachi e a conoscere nuovi componenti della troupe. Penso in maniera kafkiana che un giorno mi sveglierò e avrò le fattezze di un suino. Lilli ogni tanto ci ricorda che esiste, abbaiando a qualche gatto. Fabrizio prontamente la richiama. Si iniziano a fare scommesse se Lilli sarà presente o meno durante le riprese.

La sera si va  a mangiare alla trattoria di Carrara “La capinera”, dove tra deliziosi ossobuchi e vino della casa si muovono personaggi della Carrara autentica, che non fanno rimpiangere gli anarchici che circa 70 anni fa frequentavano il locale. Non è raro imbattersi in qualche discussione animata, di cui si perde quasi immediatamente il filo. Da sottolineare la presenza del cameriere Liviu, rumeno trapiantato in Toscana, che possiede guizzi comici notevoli; e della scultrice locale Francesca, abituè della trattoria, che per presenza e temperamento non passa di certo inosservata.

E’ giovedì. Fabrizio e Luigi tornano a Roma ed io resto con Giulia a gestire i preparativi, fino al loro rientro che sarà di Lunedì, quando inizierà l’ultima settimana di pre-produzione e si conoscerà la restante parte del cast tecnico e artistico. Tra qualche provino per ruoli mancanti e la ricerca di un trans (ebbene si) si conclude questa prima parte dell’avventura.

La sera torno da solo a “La Capinera” ma mi sento già a casa e vengo additato da molti come “quello del film”. Penso che la Toscana è fantastica e che i suoi abitanti lo sono ancor di più; penso che sarà un mese duro ma piacevole; penso che nel week-end farò un’escursione per vedere le cave dall’alto; e penso che tutto sommato sono fortunato a fare un’attività che mi permette di conoscere così tanta gente e così tanti posti nuovi. In trattoria siamo rimasti solo io e Francesca a parlare con i proprietari, che ci narrano del celebre passato anarchico del loro locale. Liviu si mette a cucinare un piatto rumeno spadellando non si sa cosa.

Si dice che da Martedì ci trasferiamo a Massa. Questo potrebbe essere l’ultimo week-end a Colonnata! Immagino il mio futuro senza più lardo. Così, ora che posso, ne approfitto per mangiarne un altro po’…

 

About Lorenzo Giovenga

Lorenzo Giovenga è un giovane regista italiano. Esordisce nel 2009, insieme al collega e amico Giuliano Giacomelli, col lungometraggio horror “La Progenie del Diavolo“. Insieme, sempre nel 2009, firmano anche i cortometraggi “Pianto Rosso” e “Voce dall’Inferno“. Nel 2011 fonda insieme a Giuliano Giacomelli e Lucio Zannella la Rec-Volution Lab.

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